
di Chiara Tenca
Ha compiuto 18 anni il 3 ottobre, ma è già un esperto hacker. Tanto da esser riuscito a vincere insieme alla sua squadra, allestita dall’Università di Pisa, la sfida nazionale dedicata ai pirati informatici ‘buoni’: la CyberChallenge.it. Samuel Elia Albani è all’apparenza un giovane come tanti: nato alla Spezia e residente a Riccò del Golfo, è iscritto all’indirizzo informatico dell’istituto ‘Fossati’, ama la musica trap ed Edm. "Mi posso definire normale: non ho nulla di troppo strano oltre al computer" sottolinea. Perché con il mouse in mano, in effetti, è un vero fuoriclasse.
Come sei arrivato a partecipare a questa competizione?
"Quando ero in terza è arrivato un rappresentante della CyberChallenge invitato dal professor Stefano Scimone che mi insegna sistemi e reti. Ho fatto la preselezione online, ma non ho passato il primo test all’ateneo di Pisa; in quarta ci ho riprovato, sono entrato nei 20 per il corso, dai quali sarebbero stati selezionati i 6 per la gara".
Come sono andate queste lezioni-allenamento?
"Sono riuscito a fare a Pisa solo la prima, poi è arrivato il lockdown e ho continuato da casa. Non erano semplici, online è stata una tortura; fra tanti argomenti, ognuno avrebbe dovuto approfondirne uno solo".
E sei entrato fra i sei migliori.
"Sì, terzo per punteggio; hanno scelto bene i vari membri: le nostre competenze si integravano".
Qual è la tua?
"Web: ho un sito davanti e tramite un codice mi metto ad analizzarlo; trovo falle che posso sfruttare per creare programmi con cui poi hackerare il sito stesso".
Il vostro, però, è un hackeraggio buono: cosa lo distingue?
"Specialmente negli ultimi anni, alcune aziende hanno iniziato a vederci diversamente: ci assumono e noi mettiamo a posto le falle, anziché andare contro. Ci danno i codici, lavoriamo per rendere i siti meno vulnerabili".
Il tuo futuro è già spianato?
"Direi di sì! Non vorrei portarmi sfortuna, ma spero di esser a posto con questo jolly. Credo che mi iscriverò all’università: penso che il professor Lettieri, mi ‘costringa’ ad andare lì". Giuseppe Lettieri è docente di ingegneria informatica al dipartimento di Ingegneria dell’Informazione e coordinatore del gruppo pisano.
Nella squadra eri uno dei più piccoli: come ti sei sentito?
"In remoto, non ho sentito molto questa differenza. Ci siamo visti in faccia soltanto dopo la gara, per lavorare insieme alla seconda parte: una relazione su una fase a nostra scelta dell’hackeraggio da inviare agli organizzatori del Cini. Abbiamo sviluppato un approfondimento su come siamo entrati nel sito degli avversari, spiegando le tecniche usate in modo dettagliato".
Come hai imparato?
"S’impara da soli con molta pratica, poi la CyberChallenge mette a disposizione documenti e abbiamo avuto anche l’affiancamento della squadra dello scorso anno, che si è classificata nelle prime posizioni in Europa".
Samuel, cosa rappresenta per te questa vittoria?
"Una grandissima soddisfazione: ogni volta che facevo la selezione, non pensavo di farcela e non credevo di arrivare neanche alla sfida finale, tantomeno vincerla".
Come hai festeggiato?
"Il giorno dopo era il mio diciottesimo compleanno: ho fatto due feste in una".
Chiara Tenca