La Spezia, 14 febbraio 2016 - NON AVREBBE praticato l’eutanasia solo al padre e al fratello, ma forse avrebbe potuto farlo anche ad altre persone. E’ il dubbio che insinua negli atti raccolti dalla magistratura che hanno convinto il Gip Marta Perazzo a dare gli arresti domiciliari a Marzia Corini. E’ la stessa anestesista, in una telefonata a un’amica del 9 gennaio scorso, a rivelare alcuni particolari, con l’amica che quasi si rammarica del fatto che, quando ha avuto la necessità di sedare un congiunto, la Corini si trovasse all’estero per lavoro.
Amica: «Ma l’hai aiutato Marco tu come tuo padre o no?». Marzia: «Certo che l’ho aiutato... certo». Amica: «Eh?». Marzia: «Certo». Amica: «Lo sai che io t’ho cercata con mio padre ma non mi hai risposto». Marzia: «No... ma forse non ero in Italia». Amica: «Che è terribile a un certo punto da affrontarsi siccome di tuo padre me l’avevi raccontato». Marzia: «La mia vita la mia vita poi... realtà queste cose sono accadute spesso...». Amica: «uhm..». Marzia: «Con il fratello di Marcus». Amica: «...me l’avevi detto». Marzia: «Ma lui proprio lucido eh...». Convinzioni, quelle emerse dalle intercettazioni, che hanno spinto il giudice per le indagini preliminari a introdurre la misura della custodia cautelare agli arresti domiciliari proprio per evitare la reiterazione del reato.