La Spezia, 20 novembre 2024 – Nell’ambito degli eventi collegati alla 'Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne' prevista per il 25 novembre, in collaborazione con la dirigenza scolastica dell'istituto Cardarelli, i carabinieri del Comando provinciale hanno organizzato un incontro alla quale hanno preso parte tutti i ragazzi e le ragazze delle quarte e delle quinte.
Il comandante provinciale colonnello Vincenzo Giglio, accompagnato da alcuni collaboratori, ha illustrato nell’aula magna dell’istituto scolastico i contenuti e le finalità dell’intervento dell’Arma cedendo poi la parola al tenente colonnello Andrea Pasquali.
L’ufficiale ha quindi approfondito con gli alunni le problematiche legate alla violenza di genere, nelle varie forme in cui essa si manifesta, indicando una serie di suggerimenti appropriati per affrontare, nella maniera corretta, il gravissimo fenomeno. Allo stesso tempo sono state indicate tutte le misure a sostegno e difesa della vittima previste dalle vigenti normative in materia. Nel corso dell’incontro è stata ribadita l’importanza dell’evento del 25 novembre in cui è stata proclamata la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, un giorno durante il quale riflettere su un dramma che sembra appartenere all’umanità sin dalle sue origini, travalicando culture e confini geografici. “La figura della donna è oppressa, marchiata, confinata e distrutta – dichiarano dal Comando dell'Arma – in modi che scavalcano la sola violenza fisica”.
Tenuto conto della presenza di giovani studenti del liceo artistico sono stati citati alcuni artisti ed alcune opere che descrivono l’associazione tra arte e violenza di genere. “L’arte non è solo bellezza, è memoria dell’uomo nel tempo, è testimonianza di sé è denuncia capace anche di dare voce a chi non ne ha. Il tema della violenza sulle donne trascende epoche e linguaggi creativi, è stato trattato anche da artisti celebri, con opere capaci di suscitare riflessioni profonde negli occhi e nella mente di chi le guarda”. Tra gli autori ricordati Artemisia Gentileschi, pittrice italiana di scuola caravaggesca, che è un simbolo della lotta contro la violenza sulle donne.
“Artemisia venne stuprata nel 1611 e invece di subire in silenzio denunciò il suo aggressore, il pittore Agostino Tassi che venne condannato ed esiliato, cosa piuttosto rara nella Roma del Seicento, dove la violenza spesso si risolveva con un accordo in denaro o il matrimonio. L’enorme forza d’animo di Artemisia, le permise di lasciarsi alle spalle la vicenda per divenire una delle pittrici più celebri e richieste del suo tempo. La sua opera 'Susanna e i Vecchioni' è un simbolo. Susanna viene sorpresa mentre fa il bagno da due conoscenti del marito, i quali la ricattano: o accetta di soddisfarli oppure si ritroverà con un’accusa di adulterio. Gli sguardi dei due uomini sono maliziosi, sgradevoli e mettono a disagio lo spettatore che si rivede in Susanna. L’Antico Testamento racconta di Susanna, una giovane e bella donna intenta a fare il bagno nei giardini della sua casa. Due anziani amici del marito la notano e la avvicinano con fare malizioso. Non si tratta di due vecchi qualunque: sono giudici della comunità ebraica di Babilonia e amici del marito della giovane. I due vogliono Susanna, ma la donna si ritrae disgustata. Così la coppia la minaccia di raccontare alla comunità di averla sorpresa con un giovane amante se non cede alla loro lascivia, ma nemmeno questo funziona. Susanna come promesso dai due vecchi viene trascinata in tribunale con la grave accusa di adulterio e condannata alla lapidazione. Prima che la sentenza venga eseguita però si fa avanti il profeta Daniele, che interroga ferocemente i due vecchi giudici svelando al popolo di Israele la verità e salvando la giovane”. Artemisia Gentileschi affronta l’episodio biblico di Susanna e i vecchioni per la prima volta nel 1610 a soli 17 anni, ma tornerà a dipingere la vicenda dell’eroina biblica in altre due tele, nel 1622 e nel 1649. “È il suo primo lavoro che però si impone con forza stilistica e compositiva, mostrando tutto il dramma della giovane sola con i due anziani molestatori. La coppia di vecchi sporge da una balaustra e si impone pesantemente sul corpo nudo di Susanna, illuminato dai forti chiaroscuri tipici del caravaggismo. Il volto della donna è deformato dalla paura e dal disgusto, mentre con le mani cerca di allontanare i due uomini. La scena è priva di elementi naturali, concentrando la composizione in un’inquadratura strettissima sul gruppo, dando ancora più l’idea di una situazione claustrofobica e senza scampo. Molti hanno voluto vedere nel dipinto e nel tema un riferimento a un fatto tragico della vita di Artemisia Gentileschi: lo stupro da parte del pittore Agostino Tassi nel 1611, ritratto come l’uomo a sinistra, troppo giovane per essere definito 'vecchione'. Dopo un lungo processo, Agostino fu condannato all’esilio per violenza, calunnia nei confronti di Orazio Gentileschi e tentata corruzione dei testimoni. La condanna, fatto più unico che raro in casi del genere, venne favorita dall’enorme forza d’animo di Artemisia, che lasciatasi alle spalle la vicenda divenne una delle pittrici più celebri e richieste del suo tempo”.