ELENA SACCHELLI
Cronaca

"I social network? Croce e delizia"

Mascino racconta le pieghe del monologo ’Il sen(n)o’. Domani agli Impavidi sarà la psicoterapeuta Tessa

L’attrice Lucia Mascino, protagonista dello spettacolo ’Il sen(n)o’

L’attrice Lucia Mascino, protagonista dello spettacolo ’Il sen(n)o’

Domani e sabato, sarà a Sarzana per portare all’attenzione del pubblico del Teatro ImpavidiIl sen(n)o’ con un monologo attuale e dalla forte potenza espressiva in uno spettacolo tutto al femminile. Nota per interpretare il ruolo del commissario Vittoria Fusco ne ‘I delitti del Barlume’, l’attrice pluripremiata Lucia Mascino vestirà questa i volta i panni di Tessa, un’esperta psicoterapeuta. Il tutto nello spettacolo diretto da Serena Senigaglia e ispirato al testo di Monica Dolan, con la scenografia di Maria Spazzi e luci e suoni di Roberta Faiolo.

In scena, forse non a caso nella giornata internazionale della donna, anche il tema delicato della sessualizzazione dell’infanzia e della sua digitalizzazione. Lei ha detto che quando ha letto il testo ha sentito l’urgenza di portarlo in scena. Perché?

"Confesso che all’inizio non avevo messo a fuoco che sarebbe caduto a cavallo dell’8 marzo, ma è giusto andare in scena proprio quel giorno con uno spettacolo impegnato. L’urgenza è derivata dalla forza e la potenza espressiva che quel testo contiene. Sono entusiasta di come questo spettacolo consenta di comunicare un argomento come la sessualizzazione dell’infanzia, che di solito presuppone un rifiuto, in maniera organica e emotiva, e che ciò si trasmetta al pubblico. La psicoterapeuta che interpreto è molto preparata tecnicamente, ma questo caso la mette in crisi, non lo riesce a gestire, ed esce fuori tutto il suo lato emotivo. È uno spettacolo che si apre lentamente, non accusa, non vuole dare una lezione o cercare un capro espiatorio, ma sposta il punto di vista dalla madre, che ha concesso alla figlia minorenne di rifarsi in seno, e lo allarga fino a comprendere tante piccole cose che accadono a tutti".

Lei crede che nel suo settore, il mondo dello spettacolo si si raggiunta la parità di genere?

"Direi di no, ma penso che l’entusiasmo per la lotta per la parità di genere, parafrasando Bell Hooks, al momento sia riscontrabile trasversalmente. Credo che sia risvegliato un nuovo femminismo, specialmente tra le giovani generazioni, che sta portando avanti oggettivamente l’idea di liberarsi da un vecchio schema. Anche nel mondo dello spettacolo la parità di genere non si è ancora raggiunta, ma vedo sempre più spinte significative e, per un certo verso confortanti, in questo senso".

Quanto influiscono i social sulla carriera di un’attrice o di un attore già affermato? Nel mondo dello spettacolo è necessario essere sempre connessi e mostrarsi in continuazione per lavorare?

"Sicuramente influiscono. Non esiste una proporzione chiara sul quanto e non è detto che se hai molti follower lavorerai molto, ma diverse piattaforme guardano ai follower in quanto potenziale pubblico. Diciamo che ormai i social fanno parte del nostro curriculum vitae lavorativo. Questo in parte può avere senso, in parte meno. C’è chi pensava bastasse aver studiato per anni e saper fare bene il proprio mestiere, e per qualcuno è ancora così, ma in linea di massima ci stiamo avvicinando a una visione americana e basata sul commercio anche su questo aspetto".

Lei che uso ne fa?

"Lì uso con riserva e non solo perché potrei essere considerata una boomer. Mi stufo facilmente quindi per un certo periodo posso trovare divertente fare storie e poi non postare niente per mesi. Devo dire che però non mi dispiace usarli come un ulteriore canale di comunicazione per gli spettacoli e i progetti di cui faccio parte. Li considero una ‘croce e delizia’, dai cui cerco di tenermi un po’ a a distanza ma che soprattutto durante la pandemia mi hanno aiutata".