
LA SPEZIA
I vivai dei mitili posti nella rada interna del golfo della Spezia potrebbero essere trasferiti temporaneamente in quella esterna per dissipare le ansie da dragaggio che albergano nella mente dei muscolai. La prospettiva è caldeggiata dall’Autorità di sistema portuale nell’ambito della più ampia progettualità per lo sviluppo industriale del porto nel progredire degli interventi tesi anche alla sua configurazione green. Anche se da un punto di vista giudiziario non si è cristallizzata la prova del nesso di causale fra i dragaggi e la moria dei muscoli all’interno della diga risalente all’inverno 2015 – seppur, anche senza l’individuazione puntuale dei colpevoli, sia stato accertato il mancato rispetto delle prescrizioni per evitare la dispersione dei fanghi colpevoli – l’evento di sette anni fa pesa sul piano delle incognite e induce a traguardare il massimo di garanzie per l’attività dei mitilicoltori che ancora soffrono la débâcle dell’annus horribilis (le perdite stimate furono all’ordine dei 3 milioni di euro).
Insomma, l’ente di via del molo non vuole correre rischi e con le cooperative che sono espressione della categoria sta trattando per trovare la quadra, nel solco della linea del presidente Mario Sommariva per l’"armonizzazione" dei desiderata, spesso confliggenti, che ruotano all’attorno al porto. "Nero su bianco non c’è ancora niente ma le interlocuzioni sono in corso" dice il segretario generale dell’Adsp Francesco Di Sarcina che lavora attivamente al ‘valzer’ del vivai nell’ambito di ragionamenti più ampi sul futuro della diga e per l’"ossigenazione" dei molluschi. Il momento è delicato. Da parte della cooperativa che rappresenta la maggior parte dei mitilicoltori, nessuna dichiarazione ufficiale ma un’indicazione temporale: "Si saprà qualcosa alla fine del mese". Cioè in un orizzonte temporale compatibile con il gioco ad incastri che rappresenta la grande sfida dell’essere e del divenire del porto.
L’inizio del dragaggio del canale navigabile nella rada interna - quello a cui i vivai sono più esposti - è previsto a cavallo tra l’autunno e l’inverno prossimi; dunque la ricollocazione dovrebbe iniziare ben prima. L’obiettivo è infatti quello di assicurare continuità produttiva. "Abbiamo stimato che per effettuare l’approntamento del nuovo campo dei vivai nella rada esterna a per dare corso al successivo trasferimento dei mitili occorrano dai quattro ai sei mesi" dicono fonti tecniche.
La trattativa con i muscolai è in corso; sullo sfondo c’è anche il vecchio progetto di espansione fuori diga, su un’area di 300mila metri quadrati, già presentato nel 2017; fra le variabili da prendere in considerazione sull’assetto della rada esterna c’è quello del destino dell’itticoltura, anche quella al centro di un vecchio progetto per la posa di vivai su un’area di 60mila metri quadrati presentato sempre nel 2017. La partita sul sostenimento dei costi è aperta. Il ragionamento riguarda, fra l’altro, l’eventuale fruibilità di parte degli stanziamenti previsti per i dragaggi là dove la previsioni iniziali erano per l’approntamento di apparecchi sentinella (sonde parametriche) per monitorare la torbidità dell’acqua: con il trasferimento all’esterno dei vivai verrebbe meno una necessità e quindi una voce di costo dalla quale attingere. Intanto buone nuove per la mitilicoltura sono arrivate con l’ordine del giorno della Lega, con primo firmatario l’onorevole spezzino Lorenzo Viviani, che impegna il Governo a investire, utilizzando i fondi del PNRR, in progetti che utilizzano il sistema del Carbon Sink, ovvero quello della sottrazione di CO2 dall’atmosfera tramite la mitilicoltura.
Corrado Ricci