
La lapide commemorativa
Follo, già subito dopo l’8 settembre 1943, fu uno dei centri più importanti della Resistenza spezzina e lunigianese: sia per la sua posizione geografica di collegamento tra città e montagna, sia perché vi operarono partigiani generosi e audaci. L’animatore politico fu il socialista Agostino Bronzi, antifascista prestigioso, sfollato dalla Spezia. Un ruolo chiave lo ebbe il parroco di Follo Alto don Carlo Borelli, mentre dal punto di vista militare il punto di riferimento fu Orazio Montefiori. Si formò, grazie a loro, un gruppo di giovani ampio, che aderì in gran parte alla formazione che darà vita alla Colonna Giustizia e Libertà. Per questo Follo fu sempre oggetto della repressione fascista. Tra le giornate più infauste quelle del 14 e 15 febbraio 1945. Nel pomeriggio del 14 quattro partigiani della Brigata Matteotti-Gramsci scesero a Pian di Follo per approvvigionarsi e per prelevare tabacco e incrociarono tre militari tedeschi in bicicletta. Un partigiano aprì il fuoco uccidendo un tedesco e ferendo seriamente un secondo, mentre il terzo riuscì a fuggire. Per rappresaglia nello stesso giorno i tedeschi bruciarono cinque case vicine al luogo della sparatoria, bombardarono Follo Alto, uccidendo Emilio Simonelli, e il giorno dopo impiccarono agli alberi del viale quattro partigiani prelevati dalle carceri della Spezia: Sante Gattoronchieri, di Lerici; Alcide Paita, di Calice; Vasco Pieracci, della Spezia; Albino Pietrapiana, di Pitelli.
La popolazione locale e i passanti furono costretti ad assistere alle esecuzioni e i corpi furono lasciati esposti fino al 17 febbraio. Le esecuzioni furono per mano di militari tedeschi non identificati per ordine del comandante del presidio tedesco di Ceparana, il tenente Klein (o Klain). I partigiani avevano forse sbagliato ad agire in quel modo, come notò un rapporto della Polizia partigiana. Ma la rappresaglia era stata davvero feroce. Daniele Bucchioni, comandante della Brigata Val di Vara della Colonna Giustizia e Libertà, risparmiò il militare tedesco prigioniero che stava per essere scambiato con Paita, uno dei suoi partigiani più cari. Chi doveva pagare era il responsabile della rappresaglia. “Dany” costituì due pattuglie, di cui facevano parte anche i disertori tedeschi, come Gerard Zimmermann. Klain fu arrestato nella strada della Ripa il 18 febbraio, e ucciso durante una colluttazione mentre cercava di fuggire. Paita aveva solo 18 anni. Pieracci, anche lui con Bucchioni, 33. Pietrapiana, 39 anni, faceva parte delle Sap. Il più anziano era Gattoronchieri: 44 anni, comunista.
Giorgio PaganoCo-presidente Comitato Unitario della Resistenza