
Il vento della crisi soffiava da mesi ma nonostante le rassicurazioni sulla ripresa dell’attività è arrivata la botta finale che ha chiuso le serrande e lasciato a casa 8 lavoratori. Il Millepiedi dopo una ventennale esperienza sulla Variante Aurelia ha cessato l’attività mettendo a fuoco una situazione non certo semplice neppure per le catene che sembravano aver maggior solidità rispetto alla piccola attività commerciale. Il centro, specializzato nella vendita di scarpe, borse e accessori da viaggio, ha vissuto anni di boom facendo da traino ad altre attività dell’area. Dal supermercato agli studi di professionisti. Ma dall’estate la situazione della società milanese si è fatta difficile tanto da portare alla chiusura che, alle richieste dei sindacati, sembrava provvisoria. Invece è arrivata la conferma che il Millepiedi ha cessato l’attività e per gli 8 dipendenti è scattata la cassa integrazione a zero ore.
"Un momento difficile – spiegano Marco Callegari segretario UilTucs e Giacomo Battistelli – ma non è certamente una sorpresa. Da tempo stiamo sollecitando le forze politiche a convocare stabilmente un tavolo di monitoraggio dell’occupazione e sarebbe il momento di dare continuità alle promesse. La situazione è grave e nel caso specifico c’erano le avvisaglie ma non sarà l’unico caso da tenere sotto controllo".
Un’altra situazione attenzionata riguarda Grancasa, altra catena leader della grande distribuzione. "Nelle prossime settimane – proseguono i sindacalisti – affronteremo la posizione dei lavoratori che già in passato avevano vissuto fasi preoccupanti. Anche in questo caso bisognerà fare molta attenzione perchè le sensazioni non sono positive. Purtroppo si è aperta la strada delle aperture dei grandi negozi in un mercato saturo da anni e penalizzato non solo dalla pandemia. Quando ci sono aperture un occhio di riguardo andrebbe posto alle professionalità che perdono il lavoro, potendo ottenere sgravi fiscali e contratti in Naspi come apprendisti a basso costo pur avendo la possibilità di assumere persone qualificate. Non si può imporre a un privato la pianta di assunzioni ma con un atteggiamento unito di sindacati e politica sicuramente certi meccanismi potrebbero migliorare evitando di trovare lavoratori ulltracinquantenni a spasso e attività che chiudono negando di conseguenza anche ai giovani l’opportunità di subentrare".
Massimo Merluzzi