MARCO MAGI
Cronaca

"Il racconto della maternità è delle donne"

La testimonianza di Nadia Terranova, autrice di ’Quello che so di te’, e selezionata tra i finalisti dell’edizione 2025 dello Strega

Presentato da Salvatore Silvano Nigro nell’ambito dei titoli proposti dagli ‘Amici della domenica’ al Premio Strega 2025, ‘Quello che non so di te’ è il libro di Nadia Terranova protagonista domani, nelle sale al piano terra della Fondazione Carispezia in via Chiodo 36, della nuova tappa ‘Storie. Incontri d’autore alla Spezia’, la rassegna letteraria promossa e organizzata da Fondazione Carispezia e dal Comune della Spezia, con il supporto del sistema bibliotecario urbano, e a cura di Benedetta Marietti. La scrittrice presenterà (alle 18, con apertura delle sale alle 17.30 e ingresso libero) il suo lavoro più recente, edito quest’anno da Guanda – entrato nella dozzina del Premio Strega 2025 – dialogando con Roberta Della Maggesa, responsabile della redazione della Spezia e di Sarzana de ‘La Nazione’.

C’è una donna in questa storia che, di fronte alla figlia appena nata, ha una sola certezza: da ora non potrà mai più permettersi di impazzire. La follia nella sua famiglia non è solo un pensiero astratto ma ha un nome, e quel nome è Venera. Una bisnonna che ha sempre avuto un posto speciale nei suoi sogni.

Una storia personale che può diventare di tutti. Scriverla provoca sofferenza o si trasforma soprattutto in una ‘missione’ divulgativa? "Non credo che scrivere un romanzo sia in alcun modo assimilabile a una missione – esordisce Nadia Terranova – . Non è una forma di dovere o di divulgazione, scrivere un romanzo, significa mettere a disposizione la propria inventiva e il proprio vissuto, mescolandoli e creando un’alchimia dentro cui si possono trovare delle strade. I lettori le possono cogliere, così come delle domande, forse più che delle soluzioni".

Al di là della retorica, il dolore psichico è ancora qualcosa da nascondere? "Sulla salute mentale ci sono sicuramente meno stigmi di un tempo, ma c’è ancora molto lavoro da fare. La grande cesura nella nostra psichiatria, è stata quella operata da Franco Basaglia. Da lui in poi il modo in cui si è trattato e si è parlato di salute mentale, è radicalmente cambiato. C’è la possibilità oggi di nasconderla meno di un tempo".

Quali sono le più grandi contraddizioni della famiglia del XXI secolo? "La famiglia è il luogo per eccellenza delle contraddizioni. Una sola persona deve essere figlio, padre e marito nella stesso nucleo sociale. Naturalmente vale anche per moglie, madre e sorella. Si è tanti ruoli insieme. Non è questa stessa un’espressione di contraddittorietà all’interno di un Io?".

In che modo viene ancora strumentalizzata la maternità? "Tutte le volte che non sono le donne a parlarne, a sceglierla, a viverla e a raccontarla. Il racconto della maternità appartiene alle donne, le scelte della maternità appartengono alle donne, la libertà sul diventare madri o meno appartiene esclusivamente alle donne".

Quali modelli femminili l’hanno ispirata nella sua vita? "Più che di modelli, mi piace più parlare di madri. Siamo più inclini a parlare di padri: di padri letterari, di padri del pensiero, e così poco inclini a riconoscere le madri. A parte le genealogie di sangue, in cui sicuramente da mia madre a mia nonna e perfino alla mia bisnonna di cui racconto la controversa storia, riconosco una linea di madri di riferimento, c’è sicuramente una grande pluralità di modelli filosofici intorno a me e di saperi e di modelli letterari. Io ho studiato Filosofia, Maria Zambrano, non può che essere una grande madre letteraria e filosofica".

Quali sono, ancora oggi, gli ostacoli principali che una donna deve affrontare? "Il più grande è sicuramente la misoginia. E non sto dicendo l’attacco, l’offesa, ma la misoginia sotterranea, quella per cui ogni uomo che parla con una donna, è portato sottilmente a sminuirla e disprezzarla, a reputarla comunque poco intelligente, o meno sapiente o meno autorevole. È una misoginia con cui facciamo i conti spesso. Siamo ormai abituate da secoli, anzi da millenni, a trattarla con la giusta sufficienza".