REDAZIONE LA SPEZIA

Il sindaco su Dossier Capitale: "Oltre le mostre e gli eventi. La vera cultura è sostenibile, equa e aperta al digitale"

Peracchini fa il punto sulla candidatura e sulle critiche: "A sinistra, solo polemiche strumentali" . E sul documento inviato al ministero e non ancora diffuso: "Rispetto verso la commissione".

Peracchini fa il punto sulla candidatura e sulle critiche: "A sinistra, solo polemiche strumentali" . E sul documento inviato al ministero e non ancora diffuso: "Rispetto verso la commissione".

Peracchini fa il punto sulla candidatura e sulle critiche: "A sinistra, solo polemiche strumentali" . E sul documento inviato al ministero e non ancora diffuso: "Rispetto verso la commissione".

Pierluigi Peracchini fa spallucce a chi lo rimprovera di non aver saputo gestire il fardello della partecipazione. ’Polemiche strumentali di una sinistra spazzata via dai risultati delle urne’, taglia corto. Il dossier su Spezia Capitale sarà svelato – dice – nel corso delle prossime settimane, via via che si entrerà nel vivo del lavoro che attende gli attori dei quattro tavoli tematici convocati per dettagliare perimetro e fulcro delle ambizioni culturali della città.

Sindaco, Spezia non è una città d’arte nel senso classico del termine. Eppure si candida a fregiarsi del marchio di Capitale della cultura per il 2027. Ci spiega in riferimento a quale significato del termine ’cultura’ si giustifica l’ambizione di rappresentare un unicum per l’intero territorio nazionale?

"Il termine ’cultura’ va inteso a 360 gradi, come l’Agenda 2030 dell’Unione europea ci indica: la cultura non può ridursi a un elenco di mostre, eventi e concerti. Fare cultura significa elaborare politiche nel settore che siano ecosostenibili, digitali, eque dal punto di vista sociale e prospere economicamente, accessibili a tutti da ogni punto di vista, e che continuino a promuovere, proteggere e rafforzare la democrazia e la libertà. Per quanto riguarda più strettamente il profilo della nostra città, abbiamo scelto non a caso il titolo di “Cultura come il mare”. E nel coniare questa espressione non pensavamo a una generica metafora ma a un obiettivo concreto per una cultura eterogenea, interconnessa e sempre in movimento fondata su bellezza, sostenibilità e inclusione sociale".

Quale valore aggiunto può portare alla città la corsa al ruolo di Capitale della cultura?

"Abbiamo già ottenuto un primo risultato: unire per la prima volta nella storia della città, attorno a un tavolo condiviso, tutte le forze comunali e del terzo settore, ma anche il mondo associativo, le imprese, gli enti e i partner istituzionali. E lo abbiamo fatto per disegnare insieme la Spezia del futuro e un piano strategico della cultura che vada ben oltre il 2027 o il mio stesso mandato. Sono già pienamente soddisfatto del dialogo e delle progettualità che si sono concretizzate nella presentazione del dossier al ministero. Vincere significherebbe, chiaramente, coronare il sogno di tutti. Al di là del risultato, però, la strada che abbiamo intrapreso non verrà abbandonata: il metodo di una condivisione così partecipata e strutturata sarà la via maestra per un nuovo modo di fare cultura e soprattutto uno strumento per concretizzarla attraverso l’avvio di tanti progetti che ci sono stati presentati".

Come è maturata la scelta della candidatura? C’è stato un passo indietro di Sarzana? E come vivete la concorrenza della vicina Savona?

"La scelta è maturata già nel primo mandato, ma era necessario mettere a sistema i servizi culturali, compiere scelte strategiche sui musei, il sistema bibliotecario urbano, il Teatro Civico. E soprattutto era indispensabile risvegliare una città sostanzialmente addormentata da decenni di centrosinistra durante i quali sono stati rinnegati l’importanza e il valore della storia locale spezzina e delle potenzialità culturali. La candidatura è il frutto di un percorso di valorizzazione di luoghi storici e della memoria che erano stati completamente dimenticati: si pensi al Parco delle Mura, alla Galleria antiaerea, il forte Montalbano, alla batteria Valdilocchi, al parco delle Clarisse e a quello della Rimembranza: tutti luoghi che erano in stato di abbandono e che, con il progetto ’La Spezia Forte’, sono letteralmente rinati, trasformati in luoghi vivibili e vivi. Sarzana e Savona non c’entrano nulla: c’entra l’orgoglio di essere spezzini e la convinzione che Spezia abbia tutte le carte in regola per partecipare a una sfida del genere e vincerla".

Nelle scorse settimane La Nazione ha dato spazio alle osservazioni di esponenti del mondo politico e associativo che hanno sottolineato polemicamente il mancato coinvolgimento, nel percorso prodromico alla presentazione della candidatura, delle voci del territorio. L’amministrazione ha replicato. Ci spiega nel dettaglio come vi siete mossi per creare i presupposti di una rete condivisa di informazioni?

"Le polemiche sono state la reazione strumentale di ex politici di sinistra che gli elettori mettono alla porta ormai a ogni tornata elettorale dal 2017 in poi, a tutti i livelli. Per scrivere il dossier presentato al ministero della Cultura abbiamo coinvolto oltre 70 soggetti e tantissimi sono stati i canali di ascolto e confronto attivati nel corso degli anni: dalla Rete per il lavoro, al Miglio Blu, sl Patto della lettura. È stato un confronto partecipato ed entusiasta che ha portato a quattro linee di intervento, 33 progetti, oltre a tutti gli strumenti di comunicazione e promozione. Basta polemiche: tifiamo tutti per la nostra città".

Perché, allora, è stato deciso di ’secretare’ il dossier, a differenza di quanto fatto, per esempio nella vicina Savona?

"Per ragioni di rispetto nei confronti del lavoro della commissione ministeriale, abbiamo scelto di non diffondere pubblicamente il dossier, ma attraverso i quattro tavoli tematici in programma saranno svelati alla cittadinanza tutti i progetti che gli operatori, pubblici e privati, del mondo culturale spezzino, hanno proposto e inserito nel dossier".

A quali criteri vi siete ispirati nella composizione del gruppo di lavoro?

"Una sola parola d’ordine: competenza. In primis, dentro il perimetro del Palazzo comunale: la dirigente ai Servizi culturali Rosanna Ghirri è la responsabile della gestione, dell’attuazione e del monitoraggio del progetto e il mio braccio destro dal 2018; ha seguito tutto l’iter avvalendosi della professionalità di Maria Elena Casentini, funzionario responsabile e referente del progetto. Fondazione Promo Pa vanta già una vittoria per Capitale Cultura: ha infatti seguito il dossier per conto della città di Parma, capitale italiana della cultura nel 2020. E poi ci sono i due project manager Irene Panzani e Roberto Spinetta e l’esperta di politiche culturali Francesca Velani. Chiaramente, ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla stesura del dossier".

Cosa succederà nelle prossime settimane?

"Nel mese di gennaio tiriamo la volata: abbiamo predisposto quattro tavoli di lavoro tematici, non solo per predisporre il terreno in vista della proclamazione delle dieci città finaliste, ma soprattutto per approfondire, insieme a tutti coloro che hanno contribuito alla scrittura del dossier, una visione strategica delle politiche culturali per il triennio 2025-2027".

roberta della maggesa