Pronta a conquistare la Scandinavia, con un progetto speciale che le permetterà di sperimentare abilità e studi fra teoria e pratica. Nuova avventura formativa e professionale per Felicita Brusoni, soprano lirico leggero nata alla Spezia: in pieno lockdown ha ricevuto notizia, da parte dell’Università di Lund, dell’assegnazione dell’unico posto disponibile per il dottorato in Musica con specializzazione sulla voce alla Faculty of Performing Arts di Malmö. Inoltre nell’ambito del suo progetto, il 23 ottobre parteciperà al Sound Spaces 2020 - New Music Festival in Svezia.
Ha cominciato da pochissimo: com’è andato l’inizio?
"Sono arrivata da meno di due settimane…e per fortuna avevo con me il piumone. Scherzi a parte, intraprenderò un percorso particolare, che non esiste in Italia: il dottorato artistico. Si tratta di una ricerca che coinvolge la parte artistica e prevede l’analisi di libri e pubblicazioni".
Su che cosa si concentrerà?
"Sulle tecniche estese: tutto quello che non è canto lirico di base, per ogni cantante che faccia musica operistica antica o contemporanea, la classica fatta oggi".
Qual è la loro particolarità?
"Permettono di utilizzare la voce in modo non normale, ai limiti delle possibilità fisiche e vocali, tirando il più possibile le corde vocali, andando oltre l’estensione, le tecniche e i timbri: come una palette di colore".
Qualche esempio?
"Demetrio Stratos iniziò una ricerca personale, poi ci sono gli sperimentatori con la voce del jazz, il canto difonico dei mongoli, dei tibetani, le musiche dei Tenores sardi. Vogliamo studiarli: abbiamo gli strumenti per una ricerca scientifica".
Si tratta di tecniche estreme: rischi per chi le esegue?
"Andrebbero approcciate con una tecnica adatta, come fanno i cantanti metal, per esempio. L’esecuzione non deve fare male: anche quando ci si cimenta nel canto lirico o nella musica leggera ci si tutela"
Ma non sono mondi vocali troppo lontani dal suo?
"In realtà ho fatto sempre versi, fin da piccola! Ho iniziato ad esplorare il beatboxing: ritmi della batteria fatti con la voce che nascono dall’hip hop degli anni 80, o anche la simulazione di effetti percussivi e di suoni elettronici fatti con la bocca; per fare un esempio conosciuto cito i Neri per Caso".
Come ha saputo di questa opportunità?
"A gennaio avevo studiato con il compositore Michael Edgerton un pezzo da eseguire a Malmö; oltre ad esserne l’autore, è venuto fuori che faceva da supervisore per questo dottorato. Me ne ha parlato ed ho scoperto che la scadenza per presentare la domanda sarebbe stata una settimana dopo il mio rientro in Italia, il 6. Mi sono impegnata, è andata bene".
Cosa farà, nello specifico?
"Questo è uno speciale Phd, sarò metà studentessa e metà impiegata: farò ricerca e allo stesso tempo seguirò corsi specifici che potranno aiutarmi in questo, come foniatria; la durata è 4 anni estendibili, alla fine dei quali ci sarà una dissertazione finale in forma di tesi o concerto o video. Sarò anche una cavia per foniatri austriaci e tedeschi".
Chiara Tenca