Sono passati quattro giorni dall’incendio alla centrale idroelettrica nel bacino di Suviana, a Bargi, dove nessuno si aspettava un disastro di quelle proporzioni. Erano due, inizialmente, i dipendenti spezzini in servizio in quell’impianto: avevano accettato di trasferirsi cinque anni fa, in vista dell’ormai imminente chiusura della centrale termoelettrica della Spezia. Ma uno dei due, tempo fa, si era di nuovo trasferito per un altro incarico mentre a lavorare a Suviana era rimasto il vezzanese Pier Francesco Firenze. Nonostante i tentativi, impossibile parlare direttamente con lui, scampato alla morte perché al momento del disastro non si trovava all’interno della centrale, che si sviluppa sottoterra.
Firenze, tecnico dipendente di Enel Green Power, lavora dunque da cinque anni nell’impianto di Bargi nel ruolo di addetto alla manutenzione. Il giorno dell’incidente stava operando non molto lontano, a una distanza tale da poter vedere "una fiammata, lo scoppio e poi il fumo", come ha riferito la moglie, Emilia Ferdeghini, che dalla casa di Vezzano ha raggiunto Bargi non appena saputo dell’incidente.
Sconvolto, come tutti i colleghi, Paolo Musetti, sindacalista Enel, ieri impegnato nello sciopero. Musetti, saputo di quanto era avvenuto a Suviana, aveva chiamato il giorno stesso dell’incidente l’amico e collega Firenze, per accertarsi che stesse bene: "L’ho sentito sconvolto, mi ha raccontato tutto quello che era successo e il dopo, quello che stavano e stanno facendo. Lui ora è impegnato, insieme ad altri, ad aiutare".
Un destino, quello di lasciare per lavoro il territorio in cui si vive, comune a molti pendolari. Cinque anni fa è stata una svolta per diversi tecnici spezzini: quando ormai il processo di dismissione della centrale di Vallegrande era deciso arrivarono le proposte per le trasferte. C’erano diverse scelte, tra queste la centrale idroelettrica emiliana, sul lago di Suviana. La zona è inserita in un parco regionale, è tranquilla, soprattutto per chi ama la natura come Pier Francesco Firenze: appena possibile, magari insieme alla moglie e alla figlia, il tecnico vezzanese percorre sentieri e fa lunghe camminate nei boschi intorno alla centrale. Lui, nei giorni di lavoro, abita in un appartamento nel comprensorio dell’impianto idroelettrico. Il fine settimana torna a casa, in famiglia, per il relax con i suoi cari e gli amici.
A Vezzano tutti parlano del rischio corso dal concittadino, tutti hanno voluto manifestare la vicinanza a Firenze, descritto come persona tranquilla, grande lavoratore e attaccatissimo alla famiglia. Il vicesindaco Simone Regoli, che abita a pochi metri di distanza dalla famiglia Firenze, spiega: "Come amministrazione siamo sconcertati, la sicurezza sul lavoro deve diventare la priorità. Solo il caso ha impedito che la tragedia colpisse anche il nostro concittadino. Un abbraccio a lui e alla famiglia, profondo cordoglio per le vittime". Nessuno avrebbe pensato a una tragedia del genere nella centrale dove Firenze aveva deciso di andare a lavorare: lo ha detto anche la moglie Emilia, sposata con lui da oltre trent’anni. Ha ripetuto che il marito è uscito illeso ma con un enorme peso nel cuore: "Lui sta bene, la tristezza però è tanta".
Cristina Guala