MARCO MAGI
Cronaca

Il violino come una donna: "Pura passione erotica". Quarta sul palco del Civico

Ospite di Concerti a Teatro col pianista Magagnino e la Filarmonica Italiana. Ha suonato con big del calibro di Lenny Kravitz e Dee Dee Bridgewater. e svela il suo sogno nel cassetto a La Nazione: "Vorrei esibirmi con Sting".

Il violino come una donna: "Pura passione erotica". Quarta sul palco del Civico

Il violinista Alessandro Quarta ospite dell’anteprima di Concerti a Teatro

‘The Five Elements: Terra, Acqua, Aria, Fuoco’ è il titolo del progetto – primo da una decina di giorni nelle classifiche dell’Itunes Store della sezione Musica Classica – che il noto violinista Alessandro Quarta presenterà sabato sera, alle 21 al Teatro Civico, nell’anteprima di ‘Concerti a Teatro’, la stagione di musica classica promossa e organizzata da Fondazione Carispezia – con la direzione artistica di Miren Etxaniz – salendo sul palco insieme a Giuseppe Magagnino al pianoforte e all’Orchestra Filarmonica Italiana diretta da Danilo Rossi.

Perché si autodefinirebbe, in una sola parola, ‘passione’?

"Il violino si usa tenendolo sul proprio braccio ed è per me una passione erotica – esordisce Quarta –. Come un amplesso, quando suono con questo strumento. È letteralmente il prolungamento del mio corpo, ma è pure la mia donna, ed è un rapporto molto carnale, sarà perché ce l’ho addosso, lo sento vibrare e lo abbraccio".

Ha suonato con Lionel Richie, Liza Minnelli, Celine Dion, Lenny Kravitz, Jovanotti, Roberto Bolle, Il Volo, Dee Dee Bridgewater, Mike Stern e Toquinho. Tra questi, si ricorda un aneddoto che ci vuole raccontare?

"Con Dee Dee Bridgewater, una delle più importanti cantanti al mondo. Durante la prova, ascoltò i miei arrangiamenti e si mise a piangere abbracciandomi, per poi chiedermi di poterle riarrangiare tutti i suoi nuovi album. Un onore e una grande emozione".

L’abbiamo già vista con Ornella Vanoni a ‘Sconfinando’, a Sarzana, nel 2017. Cosa ricorda di quell’esperienza?

"Bello che me la faccia tornare alla mente. Stupenda direi. Calcoli che con Ornella abbiamo avuto tempo di provare solamente mezz’ora prima del concerto e sembrava suonassimo insieme da anni. Ci siamo guardati un attimo negli occhi e poi ci siamo detti: ‘Non è necessario continuare’. Con i grandi interpreti accade così, è tutto facile".

Ma la nostra zona l’ha visitata in quei giorni di sette anni fa?

"La conosco poco e non vedo l’ora di arrivare. Avrò una mattinata libera e peccato per la Via dell’Amore, ci tenevo a vederla, ma ci sono tanti altri fantastici luoghi in quell’angolo di Liguria, regione che adoro".

E con quale artista, invece, le piacerebbe condividere il palco?

"Sting, uno dei pochi che mi rimane tra i big".

Fin da piccolo sognava di suonare il violino?

"L’ho scelto per una sorta di mania di protagonismo. Ancora prima di averlo, fingevo di suonarlo con qualsiasi cosa potesse sembrarlo, magari un mattarello rubato alla mamma in cucina. Il violino mi faceva sentire importante e imbattibile, regalandomi quella sensazione di forza che non è mai scemata".

Molto famoso da tanti anni all’estero, soltanto con il Festival di Sanremo nel 2019, è diventato conosciuto nella sua nazione. Il pubblico italiano è davvero così difficile?

"Per il pubblico di massa, ci vuole un programma di massa. Stiamo vivendo un periodo culturalmente difficile, per fortuna ai miei concerti vedo teatri pieni di giovani. Vuoi perché uso un linguaggio diverso dal classico e odio le etichette. Se la musica resta ‘colta’, mettiamo un muro altissimo tra noi e la prossima generazione. Bisogna svecchiare i teatri, occorre dire ai sovrintendenti e ai direttori artistici di usare i jeans e i linguaggi dei giovani. Siamo noi che dobbiamo conoscere il loro mondo e non viceversa. Non si battono i pugni sul tavolo perché i giovani non ci ascoltano, perché è sempre successo così: i genitori di quelli che erano i ragazzi a metà degli anni Sessanta, ascoltavano i Rolling Stones, e dicevano che era ‘musica da drogati’, perché nelle orecchie avevano soltanto ‘Finché la barca va’".

Da cosa è nata la sua esigenza di comporre?

"Il Quinto elemento mi ha dato la ragione per scrivere, ‘vomitando’ tutto quello che avevo dentro. Una forma di ringraziamento personale per tutto quello che ho: il bello e il tragico della vita. ‘I Cinque Elementi’ ha una trama, con un inizio e una fine e una visione oggettiva per ogni elemento; ognuno con la sua bellezza, ma anche con gli aspetti negativi, di timore che lo accompagnano. È un bisogno di urlare musicalmente, la mia gioia e la mia preoccupazione tutta. ‘I Cinque Elementi’ sono parte di me: Fuoco che mi pervade quando suono, Acqua fluida come la musica, Terra che ho necessità di sentire, attraverso il palco, sotto i piedi. L’Aria delle note, lo spazio tra loro e ogni volta che apro gli occhi, li rivolgo al cielo, all’Etere".