Formidabili, quegli anni. Tanto belli e irripetibili da far ancora brillare gli occhi a chi per un attimo si rivede seduto in un angolo di un bar avvolto da nuvole azzurrine del fumo delle sigarette, a seguire le prime trasmissioni televisive. Sono passati 70 anni dall’arrivo della televisione intesa come forma di comunicazione e spettacolo, ma anche come raro elettrodomestico che costava una cifra e ben pochi in quell’inizio degli anni Cinquanta potevano permetterselo.
La televisione portò nelle case degli italiani la novità contribuendo, come i successivi jukebox, a far sognare, ballare, stringersi e conoscersi. Un’altra vita e sicuramente un altro modo di viverla davanti a quello schermo in bianco e nero che i sarzanesi andavano a guardare nei pochissimi bar, addirittura nella canonica del prete di Sarzanello che apriva le porte a tutti oppure al teatro degli Impavidi. Il direttore dell’epoca Pagni decise di rivedere, in qualche serata, la programmazione cinematografica proiettando le immagini televisive, anche perché si stava correndo il rischio di svuotare le sale. Tanto che venne addirittura imposta dallo Stato una regola in base alla quale il bar non potesse sistemare le sedie in stile cinema ma dovesse interrompere le file inserendo tavoli, in modo da ridurre la capienza dei locali e rendere anche meno comoda la visione. Ma non la rispettò nessuno. Tra i primissimi gestori a Sarzana a dotarsi della televisione ci fu Pasquale Biagi che insieme alla moglie Nella dal 1952 gestiva un bar a Madonna dei Mari sull’Aurelia, nel quartiere di Nave. Al tempo stava gettando le prime pietre di quello che sarebbe diventato il suo regno, il gelato, ma intanto regalava ai sarzanesi la televisione. "C’era la fila appena tramontava il sole – ricorda con un filo di commozione il figlio Paolo – perchè bisognava prendere il posto per seguire Mike Bongiorno, Campanile sera oppure la serata finale del Festival di Sanremo. Sementine, gazzose e camomille quello era il menù della serata anche perché in inverno il gelato non veniva prodotto e la stagione iniziava con la Fiera delle nocciole. Mio padre fece un azzardo enorme per quel tempo acquistando nel 1954 il primo televisore". Quanto costava ? "Erano carissimi – prosegue Paolo Biagi – e ricordo che il nostro venne pagato 350 mila lire, una somma incredibile, un vero e proprio investimento. Però riuscì a portare davvero la felicità e la voglia di stare insieme la sera in una zona della città dove esisteva soltanto il nostro bar e qualche artigiano. Ricordo i bambini come me seduti in braccio ai genitori in quella saletta che ci sembrava enorme ma rivedendola adesso è piccolissima. Ma nessuno si è mai lamentato e quelle serate davanti allo schermo hanno aiutato una generazione a conoscersi e camminare insieme".
Massimo Merluzzi