Non è il caso di parlare di escalation di violenza, tanto meno di un’emergenza tutta spezzina, trattandosi piuttosto di un fenomeno dalla valenza spiccatamente nazionale, come documentano le cronache di questi giorni. E’ un fatto però che i numeri diffusi dalla direzione sanitaria di Asl 5 evocano scenari non proprio tranquillizzanti per medici e operatori sanitari che, in certi avamposti come i pronto soccorso, si sentono fin troppo esposti ad atteggiamenti aggressivi e violenti da parte di pazienti e familiari esagitati.
Ma quale è la percezione di questo fenomeno da parte delle istituzioni preposte all’ordine pubblico?
"Intanto mi sento di dover ribadire – riflette Lilia Fredella, questore della Spezia – che non si tratta di un problema solo nostro, ma di un trend su cui hanno influito molteplici fattori, legati anche al periodo post covid. In questo contesto abbiamo assistito a un innalzamento di situazioni connotate da problematiche di ordine psichiatrico e di atteggiamenti che, a prescindere dalle singole situazioni, sono caratterizzate spesso da maleducazione e mancanza di rispetto sia verso di noi che di altre forze dell’ordine, oltre che nei confronti dei medici e degli operatori sanitari. Persone che con questo atteggiamento si presentano spesso al pronto soccorso senza che ci siano reali condizioni che giustificano l’accesso".
Quali sono i numeri che preoccupano di più e che hanno indotto qualcuno a parlare di escalation?
"Non direi che siamo in queste condizioni, anche se l’ultimo episodio è stato molto brutto, considerando che si è concretizzato in un atto di violenza con prognosi. Premesso questo, è un fatto che l’incremento di alcuni numeri ha indotto indubbiamente un costante livello di preoccupazione degli operatori, a cui fa riscontro il ripetersi di forme di insofferenza degli utenti, spesso imprevedibili, oltre a quelli con motivazioni psichiatriche".
In un quadro come questo che tipo di risposta viene dalla polizia?
"Intanto un posto fisso di polizia in ospedale che copre tutti i giorni feriali, mattina e pomeriggio e in molti casi fino alle 23. L’altra misura è stata l’attivazione di una linea diretta fra la centrale e i pronto soccorso di Spezia e di Sarzana e il posto fisso a Brugnato. In caso di emergenza, senza comporre alcun numero, è sufficiente che l’operatore sanitario alzi il telefono per far arrivare la volante, sia in fascia oraria protetta che non protetta".
Quanti sono stati finora i vostri interventi?
"Negli ultimi sei mesi, cioè da ottobre a oggi, sono stati 48, sia dal posto fisso che dalla centrale". Qual è l’identikit degli aggressori ospedalieri?
"Molti sono molestatori. Una trentina, in particolare, sono risultati soggetti molesti, persone che, diciamo così, non sopportano le code e l’attesa di una prestazione sanitaria".
Perché c’è una certa ritrosia da parte degli operatori a formalizzare denunce?
"Forse perché, superato il momento critico, c’è la volontà, comprensibile, di non rivedersi davanti certe persone".
Si può fare qualcosa di più in termini di prevenzione?
"In questo contesto abbiamo organizzato incontri fra psicologi della polizia di Stato e medici e operatori. L’obiettivo è acquisire esperienza specifica nella gestione dei soggetti non collaborativi e aggressivi. E’ una risposta sufficiente? Posso dire che abbiamo ricevuto molti ‘grazie’, anche se si può fare di più, certo. Come Questura stiamo valutando di incrementare i presidi per rispondere a questa crescente domanda di sicurezza".