
Il centro commerciale Kennedy
La Spezia, 4 novembre 2016 - Quando si entra al Kennedy, si ha l’impressione di attraversare un centro commerciale all’aperto da tempo abbandonato. Poche le attività presenti ancora attive, molte quelle che hanno chiuso o sono in procinto di chiudere. I giochi per i bambini sono interdetti per lavori in corso e nella vicinanza delle scale, che portano al secondo piano della struttura, ci sono cumuli di rifiuti non raccolti. È questa l’immagine fotografata durante la tappa de ‘La Nazione in mezzo a voi’, la nostra iniziativa dedicata alla problematiche segnalate dai lettori in ogni quartiere della città.
Appena entrati nel piazzale, da via 24 Maggio, abbiamo trovato sacchetti maleodoranti che da giorni, a sottolinearlo sono alcuni esercenti, non vengono raccolti. «Danno tutti la colpa ad Acam – avanza Riccardo Tullo, titolare del bar Blitz – ma in giro non mancano certo i maleducati. Il vetro regolarmente viene lasciato al di fuori delle apposite campane, i ragazzi bivaccano sulle scale per poi abbandonare sporcizia varia. Ci vorrebbe poco per tenere pulito, invece spesso prevale l’inciviltà». La pensa così anche Claudia Secchi, che dall’interno del suo negozio, ‘Il mercatino del nuovo e dell’usato’, non esita a ribadire: «Ogni mattina le ragazze delle pulizie, tra l’altro bravissime e professionali, raccolgono di tutto: gli escrementi dei cani e, a volte, le siringhe sulle scale. C’è troppa maleducazione tra la gente». Abbiamo, poi, incontrato Mauro Bernardini, titolare del negozio di abbigliamento sportivo ‘La Spezia Sport’, il quale non ha esitato a puntare il dito contro il piazzale davanti all’ingresso della sua attività, ricoperto da mozziconi di sigarette: «Qui le persone portano i loro cani a passeggio: nel caso in cui facciano i bisogni, i padroni non puliscono. Inoltre, personalmente ho un problema con la spazzatura perché quando gli addetti vengono a svuotare i bidoni, automaticamente trovo al loro interno un sacchetto pieno di immondizia, ‘regalato’ da chissà chi». Bernardini sta cessando la sua attività. Nelle vetrine appare un cartellone giallo con scritto ‘Liquidazione totale’.
«Cesso perché voglio trasferirmi in un negozio più piccolo, così da pagare meno affitto» ammette. La moria dei negozi, al Centro Kennedy, non è una novità. Il centro, inaugurato nel marzo del 1998, ha infatti visto molte attività accendersi e spegnersi, in un lasso brevissimo di tempo. C’è chi ha resistito e chi, invece, molla la presa. Come Simone Babbini, titolare del negozio di abbigliamento per bambini ‘Pink and blue’, che il 31 dicembre abbasserà le saracinesche dopo 18 anni di attività: «La città è stata commercialmente distrutta – spiega –, per fortuna ci sono le navi da crociera. Sono dell’idea che i fondi del Centro Kennedy debbano ospitare case vacanza dedicate ai turisti, spero di ottenere l’abitabilità di questi 35 metri quadrati. Perché qui chiudono tutti? Facile da intuire… La pressione fiscale è alle stelle, gli stipendi sono i più bassi d’Europa e non c’è domanda interna. Impossibile ripartire, il Centro Kennedy da tempo è finito».