Per la prima volta a Sarzana con uno spettacolo, è in realtà un’habitué dello Spezzino, grazie all’amicizia con Gloria Clemente e la sua famiglia, nata 20 anni fa durante uno spettacolo che fecero insieme per lo Stabile di Genova. Caterina Guzzanti si prepara a calcare il palco del teatro Impavidi oggi e domani con ’Secondo Lei’, spettacolo sulla coppia, prodotto da Infinito e Argot Produzioni in cui recita insieme a Federico Vigorito. "Sono felice di venire qui, perché so che è una realtà molto interessante e prestigiosa per il lavoro che viene svolto, in questo per me ancora misterioso mondo del teatro".
Per lei è prima volta come regia e autrice di un testo di prosa: com’è andata?
"La regia è nata contestualmente alla scrittura quindi avevo chiarissimo il tono la delicatezza e la magia di quello che doveva succedere, ma avevo bisogno di proposte su come realizzarlo teatralmente. Il teatro ti mette davanti a talmente tanta libertà e allo stesso tempo ti vincola a uno spazio unico dove tutto è sempre a vista, che spesso ho approfittato dell’aiuto di Paola Rota, regista e amica stimata e di Federico Vigorito, attore e regista e coprotagonista di questo spettacolo, che mi hanno aiutato a tradurre il mio racconto da un’idea di montaggio più cinematografica in quella dei movimenti di scena necessari su un palcoscenico".
Perché ancora oggi non si riesce a guardare al rapporto di coppia privandolo di retorica? Cambia il mondo: cambiano anche i problemi in due?
"Mi pare che la coppia sia ancora una certezza e un rifugio, almeno nella nostra percezione. Che sia giusto o sbagliato la maggior parte specialmente le donne ambiscono da sempre fin da piccole a trovare un compagno e costruire una famiglia, sarà che ci hanno imbottito di immagini dall’esterno di serenità ’Mulino Bianco’, sarà che abbiamo sentito mille volte che la famiglia è sacrificio, siamo cresciute con la propensione a cercare prima di tutto il sostegno dell’altro. Mi pare però che questo stia in alcuni contesti finalmente cambiando e che ci si sia accorte che conviene investire su di sé a prescindere da tutto per poi essere libere di scegliere con calma chi frequentare e io vorrei che questo spettacolo parlasse a chi, uomo o donna, pensa di doversi piegare a una vita che non voleva per paura di non farcela da solo".
Perché ha scelto questo tema e quanto ci ha messo di esperienza personale?
"Ho scelto di parlare di incomunicabilità perché ne siamo tutti vittime di fasi della vita in cui dobbiamo ancora scoprire quanto quello che diciamo ferisce l’altro: quanto possiamo permetterci di essere noi stessi per non rischiare di rimanere soli. Io mi sono trovata spesso a tacere pensando che fosse la soluzione meno aggressiva, a non chiedere aiuto pensando di dovercela fare da sola e a rinunciare a qualcuno perché mi ha fatto sentire invisibile".
Quali riscontri ha avuto dal pubblico nelle date di rodaggio?
"Il pubblico quasi mai si aspetta di vedere uno spettacolo divertente ma serio venendo a vedere me, per cui sento a volte uno stupore in sala anche perché si parla di aspettative tradite, di impotenza, di solitudine all’interno della coppia. Dopo un momento di spaesamento però tutti cominciano a ridere e a empatizzare con le situazioni che mettiamo in scena io e Federico Vigorito e ho la netta sensazione di averli sul palco con me a tifare a urlare a piangere e a ridere in modo scomposto del grottesco di ogni convivenza. Quello che mi piace di più sono i commenti fuori dal teatro sul testo, su quanto sia puntuale e brillante e questo mi lusinga perché la fase più bella del mio lavoro per me resta la scrittura".