"’Lerze’ è il mio posto del cuore e appena posso cerco di tornarci, lì ho ancora casa della nonna e gli amici di quando avevo quattordici anni. Loro saranno sicuramente al Teatro Civico, per vedere il mio spettacolo". Il noto comico Antonio Ornano, da lericino (del Canaletto da parte di mamma) parla di ‘Maschio caucasico irrisolto’, da lui scritto e interpretato, di scena alle 21 di stasera.
Proprio in quel teatro, tanti anni fa, la prima data della prima tournée dopo Zelig, ‘Crostatina Stand up’. Cosa racconterà questa volta?
"Un monologo che riflette un’evoluzione personale su quelle che sono le inquietudini, le contraddizioni e la vulnerabilità che penso appartengano un po’ a tutti. Diciamo che io, a differenza di molte persone, ci posso scherzare sopra, su un palcoscenico. Spero che questo flusso di coscienza sia catartico. Parlo di me come marito e padre, delle mie passioni che sono sempre state salvifiche. Mi inoltro anche in quella che è stata la mia gioventù, il periodo della scuola, da cui sono nate alcune fragilità, ma pure gli interessi, come la musica, una zona di profonda ispirazione e di bellezza".
Grande appassionato di musica?
"Sì, pur non sapendo mettere insieme nemmeno un paio di accordi. È uno dei miei più grandi rimpianti. Ascolto dal rock alla musica indipendente, dai Van Halen agli Smith. E proprio per questo amo raccontare la fallibilità dei miei idoli musicali: perché, nonostante la loro grandezza nell’arte, invece, hanno una reale incapacità di vivere nel quotidiano, e questo li rende ancora più vicini a me. Nello spettacolo non mancherà sicuramente il riferimento a mia moglie Crostatina, un’entità ormai quasi mitologica, poi ampio spazio ai miei due figli, perché attraverso loro guardo il mondo con un occhio diverso".
A proposito, che rapporto ha con i social?
"Li uso esclusivamente come strumento di lavoro, ormai imprescindibili per chi fa questo mestiere. All’inizio bastava la televisione per portare la gente a teatro, ora invece la fidelizzazione avviene tramite Facebook e Instagram, che ‘ribattono’ quanto visto in tv. Occorre poi mantenere un rapporto costante con il pubblico, con autenticità, senza inseguire i trend topic. Personalmente carico ciò che mi diverte, me ne frego dell’algoritmo".
Uomo di ‘Zelig’, ma vince il teatro o la tv?
"Nel piccolo schermo ho fatto è una trasmissione che, è vero, va su Canale 5, ma è un cabaret live che dà la massima dignità ad un comico live. In quei 5, 6, 7, 8 minuti non pensi minimamente alle telecamere, ma a far ridere le 2.500 persone che sono agli Arcimboldi. Il teatro resta una delle poche forme d’arte inimitabile. Indipendentemente dal testo, un copione che studio e cerco di perfezionare in continuazione, l’approccio resta quello del dialogo, della percezione dei segnali da parte del pubblico. Sono il clima in sala e la location a fare la differenza. E il Teatro Civico sarà speciale".