Isabella Chillè ha 36 anni e da tredici anni lavora come trattorista all’interno del porto spezzino nell’azienda Sea Log, occupandosi di movimentazioni sbarco e imbarco su navi mercantili e scarico e ricarico di treno merci. La parola d’ordine del suo lavoro è ’attenzione’.
Isabella come hai scoperto questa passione?
"Sono sempre stata attratta dai motori. Quando ho incontrato il mio compagno, ormai un bel po’ di anni fa, come spesso capita ha iniziato a parlarmi del suo lavoro. I suoi racconti hanno esercitato una sorte di ascendente su di me. Quando mi sono trasferita a vivere alla Spezia, ero alla ricerca di un’occupazione e così ho deciso di provarci. La prima volta che sono entrata in terminal mi sono detta ‘Ok, dove mi sono andata ad infilare’ (sorride, ndr.), poi però mi sono messa in gioco. Mi ha divertito moltissimo farlo e sono stata messa nelle condizioni di poterlo fare alla stessa stregua di un mio collega uomo. Per me non c’è mai stata differenza, come non ho mai sentito il dovere di dover dimostrare il mio valore. È stato un percorso naturale come respirare".
Quante donne siete? "Siamo in tre su più o meno 200 – 250 persone".
Perché secondo te siete così poche?
"Perché sostanzialmente i contesti di lavoro maschili sono stereotipati dall’esterno. Una persona guarda a un contesto lavorativo con caratteristiche identiche o analoghe a quello del porto mercantile e pensa che sia solo un lavoro per uomini. Invece io e le mie colleghe, gruiste ma anche impegnate in altre mansioni delicate e ad alta componente tecnologica, abbiamo dimostrato ampiamente che non è così. Quindi è vero che ci sono parecchi stereotipi che circolano a proposito del genere femminile e delle sue prerogative, però è anche vero che spesso è anche le donne a non entrare nell’ottica giusta, quella di chi, nonostante le possibili difficoltà e la forza dei luoghi comuni, decide comunque mettersi in gioco. Ci si fa un po’ intimorire dal fatto di poter entrare in certi ambienti lavorativi. Ed è un vero peccato".