REDAZIONE LA SPEZIA

La storia di Sara Bame Diploma e 4 lingue "Il lavoro nei campi per costruire il futuro"

Dal Senegal alla Spezia nel 2015 dopo un viaggio odissea di dieci mesi. Accolto dalla Caritas, si è dato da fare. Assunto a tempo indeterminato. Coltiva un sogno: "Vorrei portare a vivere qua mia moglia Mariam".

La storia di Sara Bame Diploma e 4 lingue "Il lavoro nei campi per costruire il futuro"

Ha trent’anni compiuti da poco più di un mese, parla ben 4 lingue - il francese, l’inglese, l’italiano e quello che lui definisce dialetto - ha una moglie in Senegal che si chiama Mariam e, alle spalle, un viaggio lungo 10 mesi. Quel viaggio che Sara Bame - che oggi ha un contratto a tempo indeterminato da responsabile nella società agricola Sicomoro Srl della Caritas - ha iniziato nel giugno del 2014, quando è partito dal Senegal per poi giungere finalmente, nell’aprile del 2015, a La Spezia dove è stato accolto dalla Caritas di Don Luca Palei. Che adesso è sereno anzi "contentissimo" glielo si legge dal volto sorridente e rilassato e dagli occhi, bellissimi, che brillano nella speranza di potersi presto ricongiungere con il suo amore, che fortunatamente riesce a sentire ogni giorno su Whatsupp.

Sara ti va di raccontarci il tuo viaggio?

"Sono Partito dal Senegal con il pullman e sono arrivato in Niger. Da lì abbiamo raggiunto la Libia attraversando il deserto su delle auto. É un viaggio pericoloso, ma a me è andata bene. In Libia sono restato almeno 5 mesi e ho pagato due volte prima di riuscire a imbarcarmi e riuscire a raggiungere la Sicilia. Dalla Sicilia avevo due scelte, o Roma o La Spezia e sono arrivato fin qui. Un viaggio che in tutto mi è costato più di 3 mila euro, ma che sono felice di avere intrapreso".

Come ti sei trovato quando sei arrivato qui?

"Da quando sono arrivato non ho avuto problemi, ho solo dovuto avere un pò di pazienza per i documenti. Stare nel centro senza fare niente tutto il giorno mi annoiava, quindi non appena è partito il progetto della Caritas ho iniziato a lavorare come borsa lavoro.

Poi cosa è successo?

"Con la borsa lavoro facevo 5 ore e non guadagnavo tanto, ma lavorare la terra mi piace. Lo facevo anche in Senegal quando tornato da scuola ci aiutavamo tutti nei campi. Alessandro Ferrante, il rappresentante legale della società agricola ha visto che ero in gamba e mi ha fatto un contratto aggiuntivo così da poter guadagnare qualcosa di più. Dal 2020 mi ha assunto a tempo indeterminato per coordinare il lavoro di tutti i ragazzi".

É un lavoro pesante? E soprattutto, guadagni bene?

"Si adesso guadagno bene e vivo da solo a Spezia. Tutte le mattine prendo l’autobus e vengo qui nei campi a Battifollo dove lavoro dalle 7 alle 13,30. Sì è un lavoro faticoso, bisogna rimboccarsi le maniche. Ma di lavorare non ho paura e si hanno anche delle soddisfazioni".

Ti manca qualcosa?

"Mi manca mia moglie Mariam, non vado a trovarla da più di un anno perchè pensavo di riuscire a portarla qui. É un percorso difficile, ma dobbiamo riuscire nel nostro progetto di vita. Con l’ambasciataItaliana, un anno fa ho già provveduto a fare tutti i documenti e hanno autorizzato il ricongiungimento famigliare. I funzionari dell’ambasciata del Senegal però non hanno autorizzato il rilascio, insomma non le hanno dato il visto per farla venire qui. Ma continuerò a provare".

Elena Sacchelli