MARCO MAGI
Cronaca

L’amore è per sempre. La Pfm canta De Andrè: "Un incontro di fantasie"

Di Cioccio e Djivas raccontano l’amicizia e lo scambio artistico con Faber. Stasera al Civico fa tappa il tour che celebra i 45 anni dallo storico sodalizio.

L’amore è per sempre. La Pfm canta De Andrè: "Un incontro di fantasie"

La premiata Forneria Marconi, 45 anni dopo il tour ‘Fabrizio De André e Pfm in concerto’, torna sui palchi di tutta Italia con ‘Pfm canta De André Anniversary’, un tour per celebrare il fortunato sodalizio con il grande cantautore genovese, che passerà stasera dal Teatro Civico. Nata nel 1970, la Pfm ospita sul palco spezzino, dalle 21, anche il tastierista Flavio Premoli (uno dei fondatori), Michele Ascolese, chitarrista storico di Faber e Luca Zabbini. La nostra chiacchierata è con Franz Di Cioccio, nel gruppo dal primo giorno, e Patrick Djivas, giunto nel lontano 1973.

Ai vostri concerti, nel tour mondiale prima della pandemia, in 150mila. Dove avete visto il maggior entusiasmo?

P: "In Giappone sono ‘fuori di testa’: mentre suoni non senti volare una mosca, non applaudono, non cantano. Diciamo un pubblico... da musica classica. Poi finisci il brano e esplodono letteralmente! Comunque non c’è molta differenza in generale, perché il pubblico è una grande famiglia ed è come se avesse qualche cosa che l’accomuna".

F: "Siamo precisi in ogni aspetto, nel creare e nel farlo davanti alla gente che, così, percepisce una grande emozione".

Ai vostri live più giovani o più nostalgici dell’epoca?

P: "Soprattutto gli appassionati di Fabrizio sono di ogni età. Anche giovani, ma molti che un tempo erano adolescenti e non erano in grado di comprendere fino in fondo i suoi testi. Potresti sentirli fra vent’anni e i problemi dell’umanità da lui descritti, saranno sempre gli stessi".

F: "Davanti a ‘Tua madre ce l’ha molto con me perché sono sposato e in più canto’ (la intona, da ‘Giugno ‘73’, ndr.), comprendi che non esiste il tempo".

So che per voi non è, come si dice, una ‘operazione nostalgia’. Di cosa si tratta?

P: "Quando abbiamo cominciato a realizzare quel lavoro, Fabrizio voleva smettere di cantare, si era ritirato in Sardegna e aveva un contenzioso con la casa discografica per il contratto di un anno e un disco. Poi è nata questa idea di fare qualche cosa insieme, tutta Italia, inizialmente, era contro".

F: "Secondo gli ‘esperti’, avremmo sotterrato i suoi brani sotto milioni di Watt, ma non avevano capito nulla. La Pfm può proporre qualsiasi cosa, dal jazz alla classica. E poi, prendiamoci un grande merito: abbiamo regalato al mondo trent’anni di De André, fatto di poesie, dischi e tournée".

Nel proporre le canzoni, un equilibrio perché la musica non prevarichi sul testo (e viceversa). Cosa conta di più?

P: "Senza dubbio l’esperienza. Quando abbiamo cominciato non c’era un metodo per suonare, non c’erano scuole e maestri. Se eri interessato a un certo tipo di musica (quella progressiva, ndr.), potevi solo ascoltare la radio".

F: "Abbiamo inserito la fantasia musicale nella sua fantasia letteraria. Fabrizio aveva una narrazione, noi abbiamo dato tutte le sfumature. Ogni suono non è semplice accompagnamento. E poi sapete cosa abbiamo fatto? Non era Fabrizio che doveva seguire la band, nelle sue casse spia non c’era la nostra musica, accadeva il contrario: la sua chitarra era altissima nelle nostre ed è per quello che esisteva quella coesione. Quando, finita la tournée, ha ascoltato quanto inciso disse: ‘Ma davvero facevamo questa cosa qui?’, poi si allontanò dicendo ‘Chiamatemi quando avete finito i mixaggi’. Un fatto incredibile per lui che era molto pignolo, diventando poi produttore di se stesso, e che magari stava un paio d’ore a ‘lavorare’ su un charleston (il piatto della batteria, ndr.)".

Potreste in futuro progettare un tour con qualche altro cantautore?

F: "Lo avevamo già fatto con Battisti, un paio di concerti, ma con Fabrizio c’era un’affinità che non si può ripetere più. Dopo di noi, in molti hanno seguito quell’onda. Quell’emozione ci è rimasta dentro, uno scambio vicendevole, senza nessun meccanismo, dando potenza espressiva, accarezzando gli strumenti".

P: "E poi la meraviglia, a cena con Fabrizio, quando ci spiegava i suoi testi, parola per parola. Dietro a ognuna vi era un riferimento sociale o storico, in pratica ogni canzone era il riassunto perfetto di un libro intero".