REDAZIONE LA SPEZIA

Lavoratori del legno Trecento in piazza "Fatturati da capogiro ma i salari sono al palo"

Operai e sindacati chiedono l’adeguamento degli stipendi all’inflazione e la riconferma del modello contrattuale consolidato dal 2016. Maurizi (Cgil): "I dipendenti rischiano di perdere 130 euro al mese".

Lavoratori del legno Trecento in piazza "Fatturati da capogiro ma i salari sono al palo"

Hanno scelto la settimana del Salone del mobile per scendere in piazza e far sentire la propria voce. Il momento in cui più si celebra il disegn italiano tanto apprezzato nel mondo, di cui loro sono le mani e il cuore pulsante, per ribadire che così non si può più andare avanti. I lavoratori del settore legno arredamento ieri mattina si sono ritrovati in Piazza Europa e di lì in corteo sono arrivati sotto la sede di Confindustria, per chiedere il rinnovo del contratto nazionale, scaduto a dicembre, e l’adeguamento degli stipendi all’inflazione. Spezia è stata una delle sette città italiane scelte dai sindacati Cgil, Cisl e Uil per i cortei, perché in tutto il Levante ligure la manodopera impegnata nella realizzazione degli arredi, soprattutto legati al mondo della nautica, è ben rappresentata. In piazza, con le bandiere e i fischietti a scandire gli slogan della protesta, c’erano quasi trecento lavoratori, alcuni arrivati dalle regioni limitrofe. "Questa manifestazione - spiega Riccardo Badi di Feneal Uil - vuol essere un monito alle aziende, per far capire loro che l’adeguamento dei salari ad un’inflazione galoppante che sta mettendo in ginocchio tante famiglie, è un dovere. A maggior ragione se il comparto naviga in buone acque e non vi è una situazione di crisi". Andrea Tafaria della Filca Cisl richiama con forza Federlegno "ad abbandonare un atteggiamento sbagliato e provocatorio e a mostrare invece rispetto per dei lavoratori che non meritano di vedersi voltare le spalle in un momento di difficoltà generale". Quello che non si riesce a trovare è un punto di accordo sugli aumenti degli stipendi, che quindi rimangono congelati. "Negli ultimi anni - spiega Maurizio Maurizi di Fillea Cgil - il settore ha realizzato fatturati da capogiro e continua ad ottenere risultati economici molto positivi. Ma FederlegnoArredo non vuole riconfermare il modello contrattuale consolidato dal 2016, che ha firmato e che permette di recuperare l’inflazione reale. Ogni lavoratore perderebbe in media centotrenta euro al mese per la mancata rivalutazione del 2022". Il punto cruciale è questo, il recupero dell’inflazione, prima garantito e adesso messo in discussione. Con lo sciopero di ieri si punta a far ritornare le industrie al tavolo per riavviare un dialogo che al momento è interrotto.

Se questo non avverrà la mobilitazione andrà avanti a oltranza hanno spiegato i leader sindacali al termine della manifestazione, ringraziando le lavoratrici e i lavoratori per la grande adesione allo sciopero: "Dalle piccole aziende ai grandi gruppi, ci attendiamo ora un segnale forte. Auspichiamo che già da domani Federlegno ritrovi quel senso di responsabilità che fino adesso non ha dimostrato, costringendoci ad una movimentazione che non avremmo mai voluto mettere in atto ma che è ora l’unico mezzo per far sentire la nostra voce. L’unica strada da battere per arrivare a un rinnovo del contratto nazionale equo e giusto, su questo punto non arretreremo di un centimetro. Se non ci saranno risposte non ci fermeremo e, come abbiamo già dimostrato in questo mese, proseguiremo con coraggio la nostra lotta".

Vimal Carlo Gabbiani