L’ex grillino con la Costituzione: "Liguria impoverita e senza fiducia. In campo per ritrovare democrazia"

Morra si candida alla guida della Regione e rilancia: "Ci sono valori troppe volte rimasti solo sulla carta". Il candidato attacca i partiti tradizionali. "Oggi serve recuperare spazi di libertà e di partecipazione".

L’ex grillino con la Costituzione: "Liguria impoverita e senza fiducia. In campo per ritrovare democrazia"

Morra si candida alla guida della Regione e rilancia: "Ci sono valori troppe volte rimasti solo sulla carta". Il candidato attacca i partiti tradizionali. "Oggi serve recuperare spazi di libertà e di partecipazione".

Dalla ribalta politica nazionale con il Movimento Cinque Stelle che l’ha espulso nel 2021 per non aver votato la fiducia al governo Draghi alla dimensione regionale. Già senatore e presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra si candida ora a presidente della Liguria con "Uniti per la Costituzione".

Perché questo forte richiamo alla Carta?

"Nasce per dar sostanza a principi e valori che troppe volte restano tali sulla carta. Troppe volte, e questo lo sosteneva anche Leonardo Sciascia, non abbiamo visto l’applicazione reale e concreta della Costituzione, con la sostituzione di uno stato repubblicano democratico in un regime partitocratico, in cui la partitocrazia controlla i tre poteri con tanti saluti a Montesquieu. Questo ha fatto sì che siamo tornati sul fronte per recuperare spazi di libertà e di partecipazione e quindi di democrazia per la Liguria e magari per tanti territori perché la regione potrebbe essere l’epicentro di un’onda tellurico-democratica capace di arrivare anche altrove".

Il capogruppo in Comune a Genova Crucioli ha definito la sua candidatura ’nel segno dell’indipendenza, della competenza e della legalità’. Pensa che descriva bene la sua persona e la sua missione?

"Mi permetto di aggiungere un sostantivo: l’umiltà. Non sopporto la falsa modestia, ma riconosco la necessità di ascoltare se non tutti, quantomeno tantissimi e per far questo con attenzione bisogna capire che anche gli altri possano avvicinarsi alla verità".

Perché vi ponete come indipendenti e non a sostegno dei due candidati ‘mainstream’?

"Sono espressione della più pura, più bieca e più becera partitocrazia. Hanno un apparato e una macchina organizzativa dietro, gli altri ben poco, magari entusiasmo, idee, competenza e tanti libri letti alle spalle, ma non soldi di finanziatori più o meno occulti o leciti, non interessi doppi e tripli che si riveleranno quando bisognerà fare gare d’appalto e via dicendo".

Lei è ligure e ha vissuto tanto fuori dalla regione: come l’ha ritrovata?

"Sono nato orgogliosamente a Genova, ma mi manca quella Liguria e quella città che con fierezza lottano per la loro dignità e libertà. La trovo troppe volte remissiva, silente, quasi omertosa. Non solo nella provincia del ponente definita da Rosi Bindi la sesta della Calabria, ma in tutti i territori. Una regione impoverita e sempre più priva di fiducia nel futuro".

Fondamentale la sua esperienza in veste di presidente della commissione parlamentare antimafia. Come valuta il lavoro della commissione regionale antimafia uscente?

"Ho conosciuto il presidente Centi e mi è sembrata persona di una certa cultura, però difetta di quella sapienza pratica che si acquisisce stando nei mondi in cui le mafie sono nate, gemmate e hanno sviluppato un controllo pieno e soffocante del territorio. Serve conoscere le culture meridionali, alcune in particolare, per capire come ragionano i mafiosi e comprendere il quadro socialmente cambiato in maniera radicale, essendo stata la Liguria in particolare dagli anni Cinquanta ai Settanta oggetto di flussi migratori, senza però criminalizzare alcuni".

Chiara Tenca