MASSIMO MERLUZZI
Cronaca

Licenziata per il Covid, il giudice la fa riassumere: “Contagio colpa della ditta”

Dipendente del servizio mensa della centrale ’Montale’ vince la causa con l’azienda. Era stata allontanata per aver superato il numero massimo di giorni di malattia

Risultata positiva al Covid dopo il tampone, era stata licenziata: ma il giudice ne ha ordinato la riassunzione (foto d’archivio)

La Spezia, 28 luglio 2023 – Il contagio l’aveva messa in isolamento obbligatorio a casa, in attesa della negatività al tampone. Ma non è stato certamente questo l’unico inconveniente del Covid. Il periodo di quarantena infatti ha aumentato le assenze dal lavoro facendo scattare così il licenziamento. Ma la lavoratrice non si è certamente persa d’animo ed ha avviato un braccio di ferro con l’azienda che si occupa del servizio mensa arrivando al traguardo della riammissione. Lo ha deciso il giudice del lavoro che ha riconosciuto la linea presentata dal legale che ha evidenziato come il contagio fosse una conseguenza della mancata osservanza dei dispositivi di sicurezza per evitare il contagio.

La donna quindi potrà tornare operativa oltre a ottenere il pagamento delle mensilità arretrate e delle spese legali sostenute per difendersi. E’ finito l’incubo dunque per una donna che lavora per una azienda esterna che cura l’appalto del servizio della mensa alla centrale ’Montale’ di Spezia: che nel 2021 durante la fase della pandemia fu costretta a assentarsi dal lavoro dopo aver contratto il Covid. E così è iniziato il calvario. Nonostante avesse dimostrato di aver contratto il virus durante il lavoro, l’azienda non ha effettuato la denuncia di infortunio seppur richiesta dal sindacato Uil attraverso il referente Giacomo Battistelli, collegando il periodo di assenza alla malattia.

Procedendo al licenziamento della dipendente a seguito del superamento del cosiddetto ’periodo di comporto’, ovvero il pacchetto di giorni di malattia a disposizione di un dipendente. La delicata pratica è stata seguita dall’avvocato Luigi Maggiani che ha impugnato il licenziamento evidenziando come l’assenza fosse dovuta al mancato rispetto, da parte del datore di lavoro, degli obblighi di protezione dei propri dipendenti per non avere posto in essere quelle misura necessarie al fine di contrastare la diffusione del contagio all’interno del luogo di lavoro. Il giudice del lavoro del Tribunale della Spezia, Giampiero Panico, ha stabilito la nullità del licenziamento ordinando all’azienda il reintegro della lavoratrice con riconoscimento del diritto al risarcimento del danno quantificato con le mensilità non percepite dalla data di licenziamento fino a quella del ritorno in servizio. Inoltre è stato condannato il datore di lavoro al rimborso delle spese legali sostenute dalla donna.