Lo sciopero e la dura repressione. Quindici operai deportati nei lager

La reazione nazifascista contro gli organizzatori del movimento che coinvolse Oto Melara e Muggiano .

Lo sciopero e la dura repressione. Quindici operai deportati nei lager

Lo sciopero e la dura repressione. Quindici operai deportati nei lager

Nella notte del 1° marzo i fascisti cercarono gli organizzatori dello sciopero nelle loro case. I primi ad essere incarcerati furono 3 operai e un tecnico dell’Oto Melara e 9 operaie dello Jutificio. Il 2 marzo tutte le fabbriche furono invase da decine di militi della Xª Mas, l’Oto dal nucleo AntiSom del Varignano. Ma lo sciopero continuò. All’Oto si rinunciò a formare una delegazione per andare a trattare la liberazione dei compagni incarcerati: l’arresto dei componenti sarebbe stato certo. Si scioperò anche il giorno dopo, fino alle 14,30. Anche al Muggiano lo scioperò continuò il 2. La Xª Mas sguinzagliò i suoi militi armati di mitra in ogni reparto e officina, per prelevare operai e interrogarli. Tre organizzatori dello sciopero furono arrestati quel giorno, altri riuscirono a fuggire. Gli arresti proseguirono nella notte del 2 nelle le abitazioni, la mattina del 3 in cantiere. Alle officine Bargiacchi lo sciopero durò fino al 2. Gli arresti furono effettuati in fabbrica il 3. Alcuni tra gli organizzatori si salvarono perché non si erano presentati al lavoro. I lavoratori fermati e tradotti in carcere furono 23, quelli arrestati e “messi a disposizione del comando germanico” 15. Tre furono rilasciati, 12 deportati nei campi di sterminio. Solo in tre riuscirono a tornare: Dora Fidolfi dello Jutificio, Ioriche Natali dell’Oto Melara, Mario Pistelli del Muggiano. Questi i caduti: Oreste Buzzolino (Bargiacchi), Michele Castagnaro (OTO Melara), Armando Cialdini (Muggiano), Umberto Colotto (Muggiano), Filippo Dondoglio (Muggiano), Elvira Fidolfi (Jutificio), Pietro Milone (Oto Melara), Giuseppe Sanvenero (Oto Melara), Giuseppe Tonelli (Muggiano). La fine dello sciopero fu decisa la mattina del 3 marzo. "Lo sciopero generale è stato un’affermazione e una vittoria dei lavoratori italiani”, recitava il comunicato rivolto alla cittadinanza dal Comitato segreto di agitazione in quella stessa mattina. Il colpo che i nazisti e fascisti avevano subito era davvero pesante. La repressione antioperaia era stata drammatica: ma quella classe che resisteva aveva ormai assunto, nella società e nella politica, una funzione “nazionale”. Il movimento partigiano ne ebbe un forte impulso.