
Uno strumento maestoso, il secondo più grande della Liguria, ma inutilizzato. L’ultimo concerto è stato nel 2019 e per restaurarlo servono 100mila euro.
Punta di diamante della frazione di Valeriano Lunense, che deriva il suo nome da un romano di Luni, che qui aveva la porzione del suo territorio dell’Agro Lunense, la chiesa di S. Apollinare Vescovo e Martire consacrata il 23 luglio 1703. Al cui interno c’è un gioiello. Lo mostra con orgoglio lo scrittore e storico Roberto Chella: è l’organo Serassi, come descritto nel catalogo dei beni culturali, "Organo in legno con canne di stagno, piombo e legno, situato in una cantoria di legno, in facciata con 21 canne e una sola cuspide centrale". È uno degli ultimi organi costruiti dai diretti discendenti della famiglia organaria bergamasca, completamente integro, non avendo subìto manomissioni e trasformazioni. Uno strumento maestoso, il secondo più grande della Liguria. L’organo fu assemblato sul posto nel 1876 da Ferdinando, ultimo costruttore della famiglia. I valeranesi sono molto legati all’organo, quanto rammaricati perché non funziona: "L’ultima volta che ha suonato – racconta lo storico Chella – è stato nel 2019, l’ultimo concerto. Recuperarlo è impegnativo, occorrono 100mila euro". Una cifra considerevole, che restituirebbe all’organo la sua funzionalità, ma che ancora nessuno ha voluto finanziare. Hanno bussato a molte porte i valeranesi, era iniziata anche una campagna di raccolta fondi, ma si era fermata agli spiccioli, alla cifra di mille euro. Così la questione dell’organo si era persa nei meandri della burocrazia, degli uffici, ma non dimenticata. Gli abitanti ci credono ancora e vorrebbero vedere l’organo suonare. Molte altre opere preziose sono contenute nella chiesa, altre non ci sono più e sono visibili al museo Diocesano, come gli antichissimi ombrellini da processione. Dalla chiesa la strada discende, si incontra Giovanni Chella, intento a 84 anni nel suo fondo laboratorio ad aggiustare un po’ di tutto. "Quello che posso lo riparo da solo". Si svela poco più avanti la palazzina dove visse il Vescovo Marco Antonio Montefiori, vicina ad un’altra scoperta degna di essere vista, l’ex abbazia dell’ordine di S. Colombano. Uno stabile storico a due piani, dai pavimenti pregiati, un giardino terrazzato che la circonda, ma in disuso. Proprio lì c’era un tempo il vecchio cimitero di Valeriano poi, per il decreto napoleonico, l’editto di Saint Cloud, fu trasferito fuori dalle mura. La palazzina è abbandonata: "Qua venivamo a fare catechismo" racconta Enrica Pasquinelli, l’edificio avrebbe numerose potenzialità. A pulire il giardino è stato Galileo Grippino che ogni tanto cerca di strappare la struttura alle erbacce. Non ci sono più feste a Valeriano, famoso per un allestimento di Halloween, neanche feste patronali, eppure i ravioli valeranesi erano famosi, nel 2011 ci fu la prima sagra del raviolo valeranese, che vide le donne del posto produrre migliaia di ravioli tutti fatti a mano. Poi più nulla.
Cristina Guala