"Lotta alla povertà educativa come priorità"

Analisi e strategie per contrastare il disagio giovanile puntando sul Fondo promosso dalle Fondazioni. Carispezia in prima linea

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"Il nostro tesoro più prezioso; il nostro futuro...". Affermazioni ricorrenti – nel parlare dei bambini e dei ragazzi – al convegno "Le mappe della povertà educativa in Liguria" per la presentazione dell’omonimo report finalizzato a farsi orientamento delle azioni per fronteggiare i deficit che compromettono i percorsi di crescita. A sviluppare l’indagine sul campo è stato l’Osservatorio "Con i Bambini" nell’ambito del Fondo nazionale per il contrasto alla povertà educativa minorile promosso dalla Fondazioni bancarie, fra cui la Fondazione Carispezia presieduta da Andrea Corradino che ieri, a Villa Marigola, si è fatta ’crocevia’ dell’analisi dei progetti virtuosi finanziati dal fondo alla Spezia, Genova e Savona sulla via di nuovi impulsi a cogliere l’opportunità da parte delle associazioni del terzo settore.

L’analisi che ha portato al report si è sviluppata in piena pandemia e ha indagato su alcuni aspetti delle dinamiche che presiedono ai processi educativi, dall’offerta di asili nido alla raggiungibilità delle scuole, dalla transizione digitale agli edifici vetusti. "Su tutti questi aspetti la pandemia non ha giocato un ruolo neutro: ha avuto l’effetto di acuire i divari preesistenti" ha detto Luca Giunti, analista di Openpolis che ha prodotto il report. Ecco i focus per argomento. In termini di offerta di asili nido e servizi per la prima infanzia nelle province della Liguria sono in media 32,2 i posti ogni 100 bambini con meno di 3 anni, un dato migliore rispetto alla media nazionale (26,9%) e che si avvicina alla soglia europea dei 33 posti ogni 100 minori. Soglia tuttavia superata da 1 comune su 5 in regione, in particolare nei capoluoghi che superano tutti il 30%. Rispetto all’abbandono scolastico, a fronte dell’obiettivo europeo di ridurre al di sotto del 10% (abbassato al 9% nel 2021) la quota di ragazzi che lasciano la scuola prima del diploma, la Liguria si attestava al 10,7% nel 2020, dato al di sotto della media nazionale di quell’anno (13,1%). Tale dato si riferisce all’abbandono esplicito, ovvero ai giovani che lasciano i percorsi di istruzione e formazione prima del tempo, e deve essere letto con gli indicatori di abbandono scolastico implicito: studenti che, pur completando il percorso di studi, non acquisiscono le competenze adeguate, trascinandosi spesso lacune fin dal primo ciclo di istruzione.

"In questo senso, prima della crisi sanitaria, la Liguria presentava il 12,1% di alunni in difficoltà alla fine della terza media" ha detto Giunti. Si tratta di ragazze e ragazzi che terminano l’ultimo anno prima delle scuole superiori con "livelli di competenza inadeguati" in italiano, matematica e inglese. Un dato comunque inferiore rispetto alla media nazionale (14,4%). Per quanto riguarda la quota dei cosiddetti “neet”, giovani che non studiano e non hanno lavoro il 20,1% dei giovani liguri tra 15 e 29 anni si trovava in questa condizione nel 2020. Una percentuale inferiore rispetto alla media nazionale (23,3%), che vede l’Italia ai vertici in Ue per incidenza di giovani neet.

In base ai dati messi a disposizione dal Ministero dell’Istruzione, relativi al 2018, è emerso che in Liguria gli edifici vetusti sono circa il 37,5% del totale. Dei 40.160 edifici scolastici presenti in Italia nel 2018, 34.531 risultano raggiungibili con almeno un mezzo di trasporto pubblico (urbano, interurbano, ferroviario). Una percentuale alta, pari all’86% delle scuole, che nel caso della Liguria sale al 96,7%.