C’è tanto del nostro territorio nella mozione che porta la prima firma della senatrice leghista Stefania Pucciarelli volta a contrastare in modo concreto la violenza di genere che è stata recentemente approvata all’unanimità a Roma. Una mozione che ha l’obiettivo di porre le basi per individuare a livello nazionale protocolli condivisi che siano in grado di meglio individuare le sostanze, come la Gbl e la Ghb, meglio note come ’droghe dello stupro’. Si tratta di sostanze sintetiche, che provocando nelle vittime perdita di coscienza e amnesie, non solo sono in grado di facilitare la costrizione ad atti sessuali non consensuali, ma rendono anche estremamente difficili da reperire le prove necessarie per tutelare le vittime.
Decisamente soddisfatta del via libera all’istituzione di un tavolo tecnico permanente per elaborare procedure, linee guida e raccomandazioni per rilevare tali sostanze, ma anche per la concretezza trasversalmente riconosciuta dalle forze politiche alla mozione, è la senatrice Stefania Pucciarelli, che spiega da dove il documento abbia tratto origine. "Tutto è partito da ’Sostanze psicoattive e violenza di genere’ – precisa la senatrice leghista –, un convegno che avevo organizzato lo scorso novembre a Roma e cui hanno preso parte anche la senatrice Giulia Bongiorno e varie personalità del mondo sanitario, tra cui il direttore del laboratorio analisi di Sarzana, il dottor Paolo Bucchioni, che ringrazio per il contributo essenziale. Dall’analisi del tema è emerso che in questo tipo di violenze non esiste, nei pronto soccorso, una standardizzazione nel trattare i casi". Da lì la volontà di stilare una mozione che oltre a chiedere di promuovere campagne di prevenzione sull’uso di sostanze, coinvolgendo attivamente anche le scuole, propone di istituire un tavolo tecnico per individuare procedure univoche nel trattamento dei casi, e di considerare la necessità di conservare il materiale biologico in catena di custodia, ovvero per tutti i gradi di giudizio.
"In qualità di membro della società scientifica Sibioc e insieme ad altri colleghi dell’istituto superiore di sanità – spiega il dottor Bucchioni – abbiamo messo a punto un protocollo univoco a livello laboratoriale. Si tratta di una procedura da attuare quando una vittima accede al pronto soccorso, punto da dove partono gli esami per capire se le sia stata somministrata qualche sostanza". L’obiettivo è quello di individuare una rete di laboratori, almeno uno per regione, che siano in grado di determinare con esattezza le sostanze eventualmente somministrate alle vittime. "Noi in Liguria – prosegue il direttore di Tossicologia del Levante ligure – siamo in grado di farlo. Vogliamo arrivare ad avere almeno un laboratorio per regione che sia in grado di raccogliere i campioni fatti da diverse matrici. Urine, sangue e soprattutto capello, fondamentale per determinare l’esatto momento di un’eventuale somministrazione grazie alla sua segmentazione".
Elena Sacchelli