Matteo Marcello
Cronaca

Intervento in ritardo, Asl 5 condannata a maxi risarcimento da oltre 220mila euro

L’azienda sanitaria costretta a pagare un cacciatore. Nel mirino la gestione della frattura: la gamba doveva essere operata subito

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L’ingresso del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Andrea della Spezia. Asl5 è stata condannata dalla Corte d’Appello (foto d’archivio)

La Spezia, 3 dicembre 2024 – Anziché trattare immediatamente la frattura con un intervento chirurgico, applicarono al paziente un gambaletto contenitivo che non solo non risolse il problema alla gamba, ma lo aggravò. Una malpractice, per dirla nel gergo sanitario, che costerà ad Asl 5 ben 221.931,40 euro, tanto è la somma individuata dai giudici della Corte d’Appello civile, che nei giorni scorsi hanno riformato in parte la sentenza del tribunale spezzino, aumentando il risarcimento che l’azienda sanitaria dovrà pagare a uno spezzino che nel dicembre di dieci anni fa si era recato al pronto soccorso a seguito di una caduta accidentale avvenuta durante una battuta di caccia.

All’uomo, che nella caduta si era procurato una frattura sostanzialmente composta del malleolo tibiale posteriore, e la frattura spiroide del terzo diafisario prossimale del perone, vennero applicati dapprima una stecca gessata e poi una stivaletto. Entrambi trattamenti non diedero l’effetto sperato, tanto che due mesi dopo l’uomo dovette subire un intervento chirurgico di osteosintesi. Neppure l’operazione tuttavia portò benefici, tanto che gli esami successivi evidenziarono che evidenziava la “lussazione posteriore del piede con perdita dei normali rapporti articolari della tibia con l’astragalo, la mancata riposizione del frammento del terzo malleolo tibiale osteosintetizzato imperfettamente, la perdita dei rapporti tra perone e tibia per mancata ricostruzione della sindesmosi tibio-peroneale con spostamento posteriore del perone”.

Mesi da incubo che portarono l’uomo ad affidarsi all’avvocato Marco Leonelli e a bussare al tribunale civile della Spezia. La consulenza tecnica medico legale accertò la sussistenza di negligenza ed imperizia rispetto all’operato del personale dell’ospedale nella gestione ortopedica della lesione, non essendo stata trattata subito chirurgicamente. La prima sentenza, datata novembre 2022, ha accolto parzialmente le richiestde del cacciatore, condannando Asl a risarcire 123.418 euro. L’uomo però ha rilanciato, impugnando la sentenza. Di pochi giorni fa il pronunciamento della Corte d’appello civile, che ha riconosciuto anche il danno non patrimoniale da inabilità temporanea e il danno morale, rideterminando in 221.931,40 euro (oltre a 24mila euro di spese legali) la somma che dovrà pagare Asl5.