FRANCO ANTOLA
Cronaca

Mezzo metro d’acqua. E l’azienda agricola ora è in ginocchio: "Canali indecenti"

La preoccupazione della titolare dopo il fortunale che ha allagato le serre "Mancati introiti per 20mila euro. Soltanto le impalcature possono salvarci".

Mezzo metro d’acqua. E l’azienda agricola ora è in ginocchio: "Canali indecenti"

Qua sopra, Barbara Fidanza. A destra, la serra sotto la coltre di acqua e fango

Ha ancora negli occhi le immagini del mese scorso, quando la dirompente bomba d’acqua ha devastato la sua azienda, un piccolo gioiello produttivo in un’area di via Navonella, alla periferia di Sarzana, nell’unica zona agricola ’di conservazione’ prevista dal Puc. "Una pioggia violenta e prolungata – racconta Barbara Fidanza, titolare dell’azienda sociale registrata in Regione che produce frutta, pomodori, zucchini, insalata, cardi, farro, meloni e molto altro e che da sempre accoglie ragazzi dell’agrario di Sarzana in Ptco e i progetti di agricoltura sociale di Asl, Regione, Caritas ed enti di formazione come Isforcoop per ragazzi disabili, persone con disagi sociali e ragazzi extracomunitari – che ha mandato tutto sotto mezzo metro d’acqua.

"Avevamo capito – racconta – cosa sarebbe successo, prima o poi, e per questo avevamo sigillato le serre, ripulito i canali e messo tutto in sicurezza. Ma con quella valanga d’acqua i danni sono stati comunque ingenti, con un mancato incasso dell’ordine di 15-20mila euro. Non ho potuto piantare e seminare, e le colture che avevo, come insalate e finocchi, si stanno deteriorando, il ristagno dell’acqua ha soffocato le radici. Su settemila piante, ne avrò recuperate tremila". Cosa pensa si possa fare di fronte a fenomeni come quelli del mese scorso? "Prevenzione primaria, innanzitutto. Canali pubblici e privati devono essere adeguatamente puliti, nella mia zona il Canale Lunense è intervenuto solo su un breve tratto, il resto è rimasto in condizioni indecenti. Resta il fatto che la quantità di pioggia non si può controllare, personalmente come alternativa per ora vedo solo lo sviluppo dell’agricoltura fuori suolo, con le coltivazioni sollevate da terra attraverso l’uso di impalcature. In azienda abbiamo ancora da mettere le fragole, ma l’acqua si è portata via teli e manichette, per andare avanti mi sono appoggiata a una collega, con le piantine chiuse in celle apposite. Lavorare in queste condizioni è davvero dura".

"L’impatto del cambiamento climatico è generalizzato e investe tutte le produzioni agricole, soprattutto quelle vicine alla maturazione o quelle più sensibili – conferma Alessandro Ferrante, presidente Cia per la Liguria di Levante –. Con il settembre più caldo, per fare un altro esempio, ci ritroviamo con la mosca dell’olivo, mentre prima del cambiamento non girava più". Ma non c’è solo questo. Le piogge forti e prolungate distruggono le fioriture di primavera, così come seri danni arrivano dai rigurgiti di freddo a maggio e giugno. Anche se ci sono coltivazioni che, al contrario, traggono benefici, come le mele che vedono rinforzarsi le piante. Non altrettanto si può dire dell’uva, con i problemi di fioritura diffusissimi in queste condizioni". "Ci sono varietà, poi, particolarmente esposte – aggiunge Ferrante – come gli ortaggi e le coltivazioni del basilico in Val di Magra. Se l’ultima pioggia violenta fosse arrivata con le coltivazioni in atto, sarebbe stato un disastro. Stessa musica con le semine degli spinaci e delle bietole fatte a ottobre, che sono saltate. In generale tutte le fasi prolungate di sole o pioggia appesantiscono il lavoro dei produttori nel campo.Un quadro che si aggiunge agli attacchi degli insetti, comprese le nuove specie che arrivano con le navi mercantili. La rinuncia all’uso dei principi attivi complica le cose, ma è evidente che quella è la scelta da fare, anche se più complicata e onerosa. In queste condizioni si valuta che con l’impatto di fenomeni estremi possa andare perduto il 30 per cento della produzione, attorno al 10-15 % per il freddo o il caldo eccessivo, come è accaduto la scorsa estate".