MASSIMO BENEDETTI
Cronaca

L'ex calciatore di serie A arrivato in Italia con la nave dei migranti

Ha 27 anni, ora vive alla Spezia e ha trovato un lavoro, ma gli piacerebbe molto ritornare a giocare

Lo sbarco dei migranti dalla Geo Barents attraccata nel porto della Spezia il 5 maggio (foto Alexia Frascatore)

Lo sbarco dei migranti dalla Geo Barents attraccata nel porto della Spezia il 5 maggio (foto Alexia Frascatore)

La Spezia, 14 maggio 2023 - Il suo nome è Osman Silman, ha 27 anni e viene da Bor, città del Sudan del Sud situata al largo della riva orientale del fiume Nilo. E’ uno dei tanti migranti arrivati in Italia a bordo della nave Geo Barents, già attraccata due volte anche alla Spezia. Osman è un rifugiato politico che ha chiesto asilo in Italia, ma ha un passato che lo differenzia dalle tante persone costrette a lasciare il proprio paese in cerca di una vita migliore: è un calciatore che ha giocato nella serie A del Sudan, prima che scoppiasse la guerra civile. A vedere il suo fisico possente, alto 1.90, si capisce subito che potrebbe giocare ancora a dei buoni livelli. E’ arrivato in Italia alcuni mesi fa, partendo dalla Libia, raccolto dalla Geo Barents che lo ha sbarcato a Lampedusa. Ospitato nel centro dei migranti dell’isola, il destino ha voluto che arrivasse alla Spezia attraverso un’associazione che gli ha trovato alloggio assieme ad altri rifugiati, prima in viale San Bartolomeo e adesso in via Bentivoglio. Ha iniziato a lavorare a Sarzana in un autolavaggio nell’ambito del progetto dell’associazione di promozione sociale, ora invece ha trovato lavoro a Carrara in un’officina meccanica. Si è inserito, tutti gli vogliono bene, ma il suo sogno è quello di tornare a fare il calciatore.

Di religione musulmana, la sua lingua è l’arabo. Parla un po’ d’italiano, ma per farsi capire meglio ha chiesto l’aiuto di Lamia, la sua mediatrice culturale. Ad accompagnarlo c’è anche Daniela, la sua operatrice alla quale ha raccontato i suoi trascorsi calcistici mostrando anche un documento scritto in arabo del suo tesseramento. "In Sudan con la guerra si è fermato tutto – racconta – mi sono trovato all’improvviso senza niente, ho anche rischiato la vita e allora ho deciso di partire. Sono figlio unico, mio padre è morto, mia madre invece è rimasta perché non se la sentiva di affrontare il viaggio".

Quando hai iniziato a giocare a calcio nel tuo paese?

"Avevo sei anni, poi ho dovuto interrompere, ma a nove ho ripreso e ho raggiunto dei buoni livelli, la serie A del Sudan".

Come si chiama la squadra dove giocavi ?

"Aroma, nella capitale Khartoum, ora travolta dal conflitto fra l’esercito regolare e i paramilitari delle Rapid support forces".

Tu hai fatto il militare?

"Si, mentre giocavo a calcio".

Qual era il tuo ruolo in campo?

"Facevo l’esterno destro difensivo di fascia".

Ti piace l’Italia?

"Si, qui da voi mi trovo bene, mi piacerebbe rimanere. E se fosse possibile mi piacerebbe riprendere a giocare a calcio, a 27 anni non sono poi così vecchio".

Guardi le partite dello Spezia?

"Si, gli auguro che possa salvarsi, mi piacerebbe molto conoscere Nzola e Gyasi che sono africani come me".

Segui anche il calcio in generale?

"Ovviamente si, il mio allenatore preferito è Mourinho".

Non hai mai più giocato a calcio da quando sei qui in Italia?

"Solo qualche volta al campetto dei salesiani al Canaletto, per non perdere l’abitudine, ma purtroppo avevo cose più importanti a cui pensare".