Mille spezzini dimissionari. Lasciano il posto di lavoro a tempo indeterminato

Il dato del primo trimestre. Carro: "Sono segnali da non sottovalutare"

Mille spezzini dimissionari. Lasciano il posto di lavoro a tempo indeterminato

Mille spezzini dimissionari. Lasciano il posto di lavoro a tempo indeterminato

Nei primi tre mesi dell’anno quasi mille spezzini hanno rinunciato a un posto di lavoro a tempo indeterminato. È il dato monstre che emerge dall’elaborazione dei dati dell’osservatorio dell’Inps sul precariato, da parte di Cisl Liguria. Nella provincia della Spezia da gennaio alla fine di marzo ci sono state complessivamente 1658 dimissioni (delle quali 944 a tempo indeterminato, 353 a termine, 166 in apprendistato, 34 stagionali, 62 in somministrazione e 99 con contratto intermittente). Di queste, 481 hanno riguardato persone fino a 29 anni d’età, 770 hanno riguardato invece la fascia compresa tra 30 e 50 anni. Un dato, quello generale sulle dimissioni, in leggera contrazione, se è vero che nella provincia spezzina nel primo trimestre dello scorso anno ci sono state complessivamente 1855 dimissioni, ma resta pressoché costante il dato delle persone che hanno rinunciato ad un posto di lavoro a tempo indeterminato. "Quasi mille spezzini in tre mesi hanno deciso di dimettersi, lasciando un posto a tempo indeterminato ed è un dato che deve far riflettere – spiega Antonio Carro (nella foto), responsabile Cisl –. C’è una leggera flessione rispetto allo stesso periodo del 2023 ma la riflessione non cambia. Sicuramente ci saranno casi in cui il lavoratore avrà avuto un’opportunità più interessante ed è per questo motivo che si è dimesso ma la grande maggioranza di questo fenomeno è la sintesi di più segnali che non devono essere sottovalutati: stipendi bassi, scarsa possibilità di crescita professionale, carenza o totale assenza di contrattazione integrativa aziendale di secondo livello e di incentivi ad personam sono i problemi che con sempre maggiore frequenza vengono denunciati e portano il lavoratore alle dimissioni". Per Carro "bisogna invertire la rotta: la Cisl chiede da tempo che vengano adottati nuovi strumenti per il coinvolgimento dei lavoratori e delle lavoratrici nei processi decisionali delle aziende, anche con l’inserimento di loro rappresentanti negli organismi direttivi. Il posto di lavoro non può essere ridotto al mero percepimento di un salario".

Matteo Marcello