Mitilicoltori contro il dragaggio di Panigaglia: "Danni alla produzione e all’immagine"

Scoperto un deposito archeologico sotto lo stabilimento: dalla Soprintendenza prescrizioni per le aree interessate dai lavori .

Il dragaggio previsto dal progetto di ammodernamento e adeguamento del rigassificatore di Panigaglia potrebbe impattare negativamente sull’allevamento dei molluschi, con ricadute pesanti sulla produzione e sull’immagine. Lo scrive, a chiare lettere in un’osservazione presentata nell’ambito della fase di consultazione pubblica della procedura di Verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale indetta dal ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, la Cooperativa mitilicoltori è associati, preoccupati dalle ripercussioni che potrebbero essere determinate dalle operazioni previste nello specchio acqueo davanti all’impianto di rigassificazione di Gnl Italia, finalizzate all’approdo di navi gasiere più grandi e capienti di quelle che attraccano attualmente. Nel progetto presentato dalla società del Gruppo Snam, è previsto il dragaggio di 1,9 milioni di metri cubi in uno specchio acqueo di 661.579 metri quadrati, con il file di aumentarne la profondità (fino a quattordici metri) e dunque garantire l’approdo di navi gasiere con maggior pescaggio: sulla carta, il progetto dovrebbe garantire il regolare attracco di navi da 145mila metri cubi di gas, poco meno del doppio di quelle che attraccano oggi, dalla capienza compresa tra 70mila e 90mila metri cubi. Una serie di lavori – l’ammodernamento e la sostituzione di parte di alcune apparecchiature e di alcuni sistemi di impianto, la realizzazione di una nuova sala controllo satellite e cabina elettrica, nonché l’ammodernamento

del sistema antincendio, l’adeguamento del pontile attraverso la realizzazione di quattro ulteriori briccole di ormeggio, e la modifica dei trasformatori di potenza di impianto – che tutti assieme, permetteranno all’impianto di implementare la potenzialità di rigassificazione fino a circa 14 milioni di metri cubi standard di gas al giorno rispetto agli 11 raggiungibili oggi.

Il progetto ha ovviamente messo in allarme i muscolai, preoccupati che i fanghi smossi durante le operazioni di dragaggio possano raggiungere gli allevamenti e danneggiarli. La cooperativa Mitilicoltori associati, nell’esprimere "contrarietà e allarme per le operazioni di dragaggio" previste dal progetto, sostiene nella lettera che "la risospensione dei fanghi oggetto di dragaggio andrà a impattare sui molluschi presenti, causando un grave danno sia in termini di produzione che di immagine". E tra le osservazioni pubblicate sul sito del ministero spicca anche quella della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio della Liguria, che annuncia la scoperta di un deposito archeologico situato proprio sotto l’impianto di rigassificazione. Secondo la Soprintendenza le ultime indagini effettuate nel sito hanno evidenziato "l’interesse archeologico dell’areale su cui è stato installato l’impianto di Panigaglia", in quanto recenti trivellazioni condotte nell’ambito dei lavori del progetto ’Vessel reloading’ "hanno intercettato un deposito archeologico relativo ad un’antica frequentazione dell’area, dove pare si localizzavano due chiese", secondo la cartografia di Matteo Vinzoni della prima metà del ’700, custodita all’Archivio di Stato di Genova". Tuttavia, "nonostante il potenziale archeologico dell’area – si legge nella lettera – la limitata consistenza degli scavi rende comunque basso il rischio archeologico connesso all’intervento". La Soprintendenza non ha ritenuto di attivare la procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico, limitandosi a prescrivere per le aree a terra un’assistenza archeologica al fine di "verificare la possibile emersione nel corso dei lavori di nuovi elementi rilevanti, che potranno dar luogo alla richiesta di saggi archeologici con avvio del procedimento di verifica o dichiarazione dell’interesse culturale". Diversa invece la situazione a mare, nelle aree interessate dai dragaggi, per cui la Soprintendenza ha espresso la necessità di attivare la procedura di verifica preventiva dell’interesse archeologico, prescrivendo una prima fase di indagini non invasive volte alla verifica e all’individuazione di possibili elementi di interesse archeologico.

Matteo Marcello