
Morì alla guida dell’auto schiacciato da un albero Provincia condannata per la mancata custodia
La tragedia si consumò il primo maggio del lontano 2008 durante la gita fuori porta - con sole e assenza di vento - a Sesta Godano, sulla strada provinciale 566: un pioppo malato alto 26 metri, posto a sei metri di distanza dal margine della carreggiata, si abbattè su un’auto in transito. All’interno della vettura. una Fiat Punto, c’erano Franco Vergassola e la moglie Franca Mutti. Il primo morì a causa di un devastante trauma cranico. La coniuge rimase gravemente ferita.
A 15 anni dai fatti – là dove la giustizia penale e spezzina civile non ravvisarono responsabilità a cui ricondurre l’accaduto ritenuto conseguenza del ’caso fortuito’ – è la Corte di appello di Genova a raccogliere le istanze della prima ora dei famigliari della vittima (moglie e due figli) che hanno sempre ricondotto ad un deficit di custodia dell’albero le cause del decesso del congiunto. Assistiti dall’avvocato Enrico Conti, hanno avuto riscontro giudiziario alle prospettazioni nella sentenza con la quale la seconda sezione civile della Corte di appello di Genova ha indicato nella Provincia l’ente chiamato al risarcimento. La sentenza fa scuola ancor prima di rappresentare un contraccolpo nelle casse della Provincia. La definizione del ’quantum’ del risarcimento è infatti demandata ad un’istruttoria ad hoc: la richiesta pendente dei familiari ammonta ad un milione di euro. Ma intanto, nelle motivazioni della sentenza, si impone un passaggio-monito per le cure della vegetazione-insidia ai margini delle strade.
"L’esperienza indica come possibili le malattie degli alberi, come di ogni essere vivente. Vi è quindi la possibilità, se non la statistica certezza, che alcune piante si ammalino, e che di esse alcune cadano. Seppure sia vero che il puntuale controllo di ogni singolo albero dei boschi demaniali o comunque sotto la gestione dell’Ente pubblico al fine di rilevarne patologie che possano comprometterne la stabilità è inesigibile, gli alberi il cui raggio di caduta insista su una strada di pubblico transito devono essere sorvegliati con maggiore attenzione".
La sentenza intanto innesca le dichiarazioni dell’avvocato Enrico Conti su eventuali ulteriuri rivalse: "Per la valutazione dei fatti che hanno tratto a morte il povero Franco Vergassola, attese le motivazioni di cui al grado di appello, le stesse non giustificano il lungo tempo trascorso per arrivare ad una sentenza equa. Pertanto sarà effettuata una valutazione pro veritate anche delle tempistiche giudiziarie senza escludere il ricorso alle Corti della UE eo in altro consesso giudiziario".
Corrado Ricci