La Spezia, 28 luglio 2018 - Le condizioni di salute di Inna Zahariychyk, 36 anni, nel suo primo e nel successivo accesso in ospedale sono state sottovalutate? Le terapie adottate furono quelle giuste? Quali le reali cause di morte? Sono ravvisabili nessi causali con comportamenti sanitari da perseguire penalmente?
Si sta sempre più stringente - a seguito dell’esposto dei familiari - l’inchiesta sul decesso della donna ucraina, residente a Castelnuovo Magra e madre di una bimba di 6 anni. Dopo l’acquisizione delle cartelle cliniche ad opera dei carabinieri, entra il scena il medico legale nominato dalla procura, che ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo.
Lui è il professor Francesco Ventura, direttore dell’Istituto di Medicina legale della Facoltà di Medicina dell’Università di Genova. Ieri il pm Claudia Merlino gli ha conferito l’incarico per l’autopsia sul cadavere e per lo studio delle cartelle cliniche. Già effettuato l’esame sul corpo. Per gli esiti occorrerà attendere due mesi circa.
Inna, ricordiamo, era entrata al San Bartolomeo di Sarzana per una colica renale, il 7 giugno scorso. Venerdì della scorsa settimana è deceduta nel reparto di Rianimazione del Sant’Andrea della Spezia. Lì era entrata in seguito al peggioramento conseguente al secondo ricovero dopo la dimissione, il 9 giugno, quando si era nuovamente recata al pronto soccorso di Sarzana lamentando dolori insopportabili. «Alla sera, quando siamo andati a andata a trovarla, l’abbiamo vista in condizioni disperate: la sua pelle era viola, le sue mani sembravano di colore blu. Il personale medico ci ha riferito che le mancava l’ossigeno», hanno sostenuto i familiari nell’esposto.
«Inna era stata visitata da un cardiologo; secondo lui il suo cuore non aveva problemi. Poi all’improvviso è entrata in arresto cardiaco. E subito dopo in coma». La donna, viste le condizioni di salute critiche, era stata trasportata in Rianimazione alla Spezia. Lì, dopo un mese e mezzo di degenza, è spirata. I familiari vogliono sapere la verità sulla morte di Inna. «Se qualcuno ha sbagliato, deve pagare. Vogliamo che sia fatta luce sulla vicenda soprattutto per la piccola Anna, che dovrà crescere senza la sua mamma».