MASSIMO BENEDETTI
Cronaca

Nocchiere morto sul Vespucci, salta l'udienza. Giudice in maternità, ma nessuno lo dice

I genitori della vittima Alessandro Nasta erano partiti da Brindisi per andare in tribunale a Civitavecchia: "Siamo molto amareggiati"

Piero Nasta e Marisa Toraldo con l’avvocato Gabrielli davanti al tribunale

Civitavecchia, 24 ottobre 2021 - Doveva essere uno dei momenti chiave del processo: la requisitoria del pubblico ministero Gianfranco Amendola e le discussioni delle parti civili per la morte del nocchiere Alessandro Nasta, a 29 anni, sulla nave scuola Amerigo Vespucci avvenuta il 24 maggio 2012. Ma l’udienza in programma venerdì scorso al tribunale di Civitavecchia, non si è tenuta perché il giudice è in maternità. Ne verrà assegnato uno nuovo domani, con la prossima udienza già fissata per il 29 novembre alle ore 13. Peccato, però, che nessuno abbia avvisato le parti in causa che il giudice titolare era andata in maternità, pare neppure da poco visto che ha partorito a settembre. E così si è rivelata una beffa soprattutto per Piero Nasta e Marisa Toraldo, i genitori di Alessandro che chiedono giustizia e si presentano tutte le volte che c’è un’udienza del processo, partendo da Brindisi dove risiedono, portando con loro una foto del figlio morto.

"Io e mio marito siamo molto amareggiati – ha detto mamma Marisa attraverso l’avvocato Alessandra Guarini, difensore di fiducia assieme al collega Massimiliano Gabrielli per il papà Piero – non ce l’abbiamo certo con il giudice in maternità, ma riteniamo assurdo che nessuno abbia pensato a sostituirlo prima, visto che mancava da tempo in tribunale. Così ci avrebbero anche evitato un viaggio a vuoto".

Il processo si svolge al tribunale di Civitavecchia perché Alessandro Nasta cadde sul ponte da 15 metri di altezza mentre la nave era in navigazione al largo di Civitavecchia. A giudizio con l’accusa di concorso in omicidio colposo ci sono gli uomini della ‘catena’ di comando della Marina all’epoca dei fatti, dal comandante della nave-scuola al capo di stato maggiore: Domenico La Faia, Bruno Branciforte, Giuseppe De Giorgi, Luigi Mantelli Binelli. La difesa vuole dimostrare che la Marina "ha sempre sostanzialmente adottato le prescrizioni di sicurezza in linea con la normativa vigente".

Resta il fatto che dopo la morte del nocchiere sono state elevate le cautele per lo svolgimento dei cosiddetti lavori in quota, con l’impiego di linee vita e obbligo continuo di ‘vincolo’ dei nocchieri alle strutture dell’alberata. Doveva essere fatto prima? Le norme sulla prevenzione degli incidenti sul lavoro all’epoca dei fatti vennero rispettate? Attorno a queste domande si gioca la conclusione del processo. Secondo la procura e i genitori del nocchiere ci sono responsabilità gestionali dirette dalla Marina alla base della tragedia.