Vezzano Ligure (La Spezia), 22 dicembre 2024 – Cinque ore in caserma per tentare di dare un senso a una morte dai contorni ancora molto strani. La moglie e le due figlie di Enrico Albero il 64enne trovato senza vita l’altra mattina in una scarpata all’uscita del borgo di Vezzano Ligure sono state sentite a lungo dai carabinieri che le hanno convocate al comando provinciale di Spezia dopo averle raggiunte a casa per informarle della tragedia. Hanno provato a ricostruire non soltanto le ultime ore trascorse insieme ma il passato del proprio caro per fornire dettagli utili agli investigatori e aiutarli a trovare una strada giusta per risolvere un caso ancora a tinte fosche. Gli altri li forniranno i tabulati telefonici per individuare eventuali appuntamenti. Per il momento non ci sono iscritti nel registro degli indagati anche se il sostituto procuratore Alessandra Conforti ha aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio.
I dubbi sono ancora tanti, alimentati da una serie di dettagli che non tornano. L’uomo è stato trovato a torso nudo e senza scarpe ma il fatto insolito è che gli abiti fossero abbandonati lungo la stradina, sotto la via principale, dove poi è stato trovato senza vita. Sul corpo e sul volto tracce di ferite sulla cui intensità e soprattutto se davvero in grado di provocare il decesso sarà più chiaro l’esito dell’autopsia che verrà eseguita martedì mattina dall’anatomopatologo Susanna Gamba dell’Università di Pisa incaricata dal sostituto procuratore Alessandra Conforti. Enrico Albero era un ex artigiano molto conosciuto in città. Svolgeva la professione di idraulico e risiedeva in via Ticino nel quartiere del Favaro. Sposato e padre di due figlie era anche diventato nonno. Dopo la prima ricognizione del cadavere eseguita sul luogo l’altra mattina dopo le 8.30 sono emerse abrasioni e contusioni ma non c’era intorno una quantità eccessiva di sangue, se non una traccia rimasta impressa sulla corteccia della pianta ai piedi della quale è stato ritrovato Albero. Quasi incastrato in una rete metallica che costeggia il camminamento e con il volto appoggiato sulla terra ancora bagnata. Dopo una serata di pioggia con le temperature decisamente rigide se avesse perduto i sensi a causa di un malore, senza vestiti addosso, sarebbe entrato in ipotermia e deceduto di freddo. Quello dei vestiti disseminati lungo il percorso così come la mancanza delle scarpe sono altri interrogativi che si uniscono alla legittima domanda che gli investigatori hanno più volte posto ai famigliari.
Cosa avrebbe potuto fare in quella zona? Chi avrebbe dovuto incontrare? L’uomo conosceva bene il borgo di Vezzano perché lo aveva abitato prima del suo trasferimento in città. In paese però nessuno sembra ricordarsi di lui, eppure con il suo mestiere di idraulico sempre così ricercato avrebbe dovuto essere ben individuato. Gionedì è arrivato alle porte del paese provenendo dalla direzione Buonviaggio lasciando la sua auto parcheggiata a bordo strada. La vettura era sistemata con precisione sul ciglio e non abbandonata a caso come accadrebbe in caso di eccessiva fretta. Il mezzo era proprio sopra la stradina senza nome che interrompe la vegetazione di castagni e prosegue fino all’ingresso di alcune abitazioni. Un viottolo utilizzato soprattutto per le passeggiate dai camminatori diretti verso il Forte Bastia. Non certo un punto trafficato, ancor meno di notte. I carabinieri della compagnia di Sarzana e i colleghi della stazione di Vezzano tutti coordinati dal maggiore Luca Panfilo sono tornati sul luogo del ritrovamento proprio per ricavare ulteriori immagini dell’area e scoprire qualche indizio. Intanto continueranno a sentire la sfera famigliare per individuare qualche sfumatura oppure una più nitida indicazione del perchè l’uomo si trovasse a Vezzano Ligure.