EMANUELA ROSI
Cronaca

Difese la sua badante da un'aggressione, muore a 92 anni dopo due settimane di agonia

Santo Stefano Magra, il figlio racconta: "Spinto a terra dal compagno della donna che lo accudiva , voleva fermare la sua furia"

Carabinieri

Carabinieri

Santo Stefano Magra (La Spezia), 1 marzo 2020 - Si è spento dopo sedici giorni di agonia. Picchiato per difendere la sua bandante dalla violenza del compagno di lei, Mario Mantegazza non ha più aperto gli occhi e nella notte tra venerdì e sabato li ha chiusi per sempre. Aveva 92 anni ma certo il suo incontro con la morte sarebbe stato ben diverso se quel giovedì di metà febbraio non si fosse trovato di fronte alla violenza e avesse cercato di proteggere la donna che doveva accudirlo.

Il figlio Giovanni lo aveva trovato ferito, disteso sul pavimento della casa dove ha sempre vissuto nella piccola frazione di Ponzano Ceramica. Rapidi a quel punto erano stati i soccorsi, la corsa in ambulanza verso l’ospedale, le cure dei sanitari, l’intervento dei carabinieri. Ma l’uomo, secondo la denuncia che ha portato al suo fermo, lo aveva strattonato e sbattuto a terra, forse picchiato, e il fisico dell’anziano non ha retto alle conseguenze dei traumi. Ora resta aperta l’indagine della magistratura che ha disposto l’autopsia, e la volontà dei figli di avere giustizia che li ha portati a rivolgersi a un avvocato.

La vita di Mario Mantegazza ha incrociato la violenza e trovato la morte quando il compagno della badante è entrato in casa sua. Avevano cercato di allontanarlo il figlio e il genero, ma lui non aveva desistito ed era riuscito a entrare forzando una porta finestra. Gli era bastata una mezz’ora, il tempo che i familiari di Romano Mantegazza si allontanassero in cerca di aiuto, per tornare, picchiare lei e anche quell’ometto esile ma coraggioso che cercava di fermarlo, trascinare via la compagna dopo aver lasciato l’anziano sul pavimento, senza la forza di rialzarsi, un bernoccolo sulla fronte e il corpo pieno di lividi.

Dalla stessa finestra forzata aveva dovuto passare Giovanni per soccorrere il padre. L’aggressore i carabinieri lo hanno poi identificato e bloccato nella casa della coppia, a pochi chilometri di distanza: lui era finito in caserma e lei al pronto soccorso, Ed era stata proprio la badante a raccontare il gesto eroico del suo assistito, tanto fragile nel corpo quanto forte nell’animo. Rimesso in libertà dal magistrato l’uomo sarebbe ora sparito insieme alla compagna.

«Mio padre era così: non avrebbe mai rinunciato a intervenire di fronte a una donna picchiata – racconta il figlio Giovanni che ora, come la sorella Isabella chiede giustizia – . Aveva vissuto la guerra, non aveva paura di difendere i suoi ideali, aveva un grande senso dello Stato. Non capisco come quell’uomo possa essere stato lasciato andare via. Non voglio risarcimenti economici ma voglio che paghi la giusta pena. Per rispetto di mio padre". © RIPRODUZIONE RISERVATA