
di Fabio Bernardini
Un ragazzo genuino, solare, combattivo. Così Matteo Ricci, uno degli aquilotti più amati dagli spezzini, al suo terzo anno in riva al Golfo. "Quello che si è creato con Spezia e la sua gente è un legame forte – confessa il regista -. Non ho mai giocato più di un anno con la stessa squadra, il rapporto con Spezia è speciale, un po’ come quando ci si fidanza con una ragazza. Questi colori mi sono entrati dentro".
Ricci, tutto nacque sull’isola Tiberina a Roma.
"Vero, le origini sono lì, anche se poi con mio padre Gianluca, mia madre Caterina e mio fratello gemello Federico andammo a vivere nel quartiere della Morena. Un’infanzia molto felice all’insegna della passione per il calcio e per la Roma. Ricordo quando mio padre da piccolo mi portava allo stadio a vedere le partite dei giallorossi, lui mi ha trasmesso l’amore per il calcio. I nostri primi calci alla scuola calcio Morena di proprietà di Muzzi, da lì il passaggio alla Roma".
Un rapporto speciale con suo fratello Federico.
"C’è un legame molto forte, ci sentiamo tutti i giorni, lui è per me è una sorta di migliore amico. Abbiamo trascorso tanto tempo insieme, anche se a scuola i nostri genitori ci iscrissero in due sezioni distinte perché volevano che ciascuno di noi avesse amici diversi. Mi ricordo, durante la ricreazione, le partite nel campetto di calcio tra la mia classe e la sua. E poi il percorso fatto insieme nel settore giovanile della Roma, nella Nazionale Under 20 e lo scorso anno nello Spezia".
Il suo rendimento scolastico com’era?
"Buono, ottimi voti e genitori contenti. Ci siamo entrambi diplomati al liceo scientifico. Mia madre vorrebbe, tutt’ora, che iniziassi un corso di laurea, vedremo".
È vero che ad ogni vostro compleanno si fermava la strada nei pressi della vostra abitazione?
"È, in effetti, così. La nostra è una famiglia numerosa, ogni volta invitavamo i parenti, gli amici del quartiere, quelli di scuola. I nostri compleanni duravano una settimana".
Il calcio la portò presto lontano da Roma e dalla famiglia.
"A 18 anni andai a giocare a Grosseto e non fu facile. Non più la cena pronta, il pranzo dalla nonna, dovetti iniziare a cavarmela da solo, ma ciò mi formò il carattere".
Pregi e difetti di Matteo Ricci.
"Da buon romano mi piace scherzare, stare in compagnia e sono altruista. Quando perdo durante una competizione mi rendo conto che posso diventare un po’ rosicone".
Continua a fare scherzi a Erlic?
"Martin è un ragazzo molto solare, l’altro giorno ha perso una partitella, si è arrabbiato e io l’ho filmato. Ammetto che gli ho fatto degli scherzi telefonici, a volte gli ho allacciato gli scarpini o gli ho nascosto qualche cosa, ma è un modo per cimentare il gruppo".
I suoi hobby?
"Mi piace guardare film, documentari, serie tv, giocare a tennis e ogni tanto suonare la tastiera. Da ragazzo amavo sciare, ogni anno con i miei genitori andavamo in settimana bianca a Ortisei, ora mi limito ad andare in montagna".
È vero che da piccolo avrebbe voluto fare il portiere?
"Sì, perché mio padre giocava in quel ruolo a livello semiprofessionistico. Ricordo che quando avevo sei anni Federico mi faceva i tiri in porta e io paravo".
Se non avesse fatto il calciatore? "Mi sarebbe piaciuto fare il chirurgo plastico".
Si dice sia molto attento al look e usi molto i social.
"Mi piace curarmi, avere sempre i capelli sistemati. I social li uso ma non sono un fissato. C’è anche un ‘Matteo ricci fan page’ curato da un ex arbitro mio amico. Nel periodo del lock down le dirette Instagram con mio fratello hanno avuto un bel seguito".
Fidanzato?
"No".
Terzo anno a Spezia, che giudizio dà della città e degli spezzini?
"Qui a Spezia ho fatto tante amicizie, all’inizio gli spezzini sono un po’ chiusi ma poi si aprono e ti danno il cuore. Sono persone passionali, non vediamo l’ora che tornino allo stadio, ci manca il loro calore. La città, a mio giudizio, è sottovalutata: c’è il mare, è in una posizione strategica, Federico l’anno scorso, quando arrivò qui, gli sembrò di essere a Miami. Noi tutti siamo legati agli spezzini perché ci hanno fatto sentire parte di loro".
A chi la indica come il futuro capitano dei bianchi lei cosa risponde?
"Ho indossato la fascia da capitano nelle gare contro il Sassuolo, l’Udinese e l’Atalanta quando Terzi è uscito e mi ha fatto un grande piacere. In prospettiva futura sarebbe un onore, ma io penso a giocare tenendo presente che nel ruolo ci sono Terzi e Maggiore".
Lei era a all’Olimpico a vedere la partita di Coppa Italia nel 2015 quando le Aquile batterono i giallorossi, a gennaio vivrà il match da protagonista, quali sensazioni?
"Non ho mai giocato all’Olimpico, sarà la prima volta e un’emozione unica. Ricordo bene quella partita, da tifoso romanista ci rimasi male, ma adesso capisco la gioia degli spezzini per quell’impresa storica sancita dal rigore di Acampora".