Rivendica con orgoglio quel 28,5% che fa del Pd il primo partito della Liguria. Ma il segretario regionale Davide Natale non si nasconde dietro un dito. E sa bene che il campo largo è al momento un vaso dentro al quale riecheggia la sola voce dei dem.
Natale, il Pd ha fatto un risultato storico, ma non è stato sufficiente. Perché?
"Nessuno di noi si aspettava una prova così importante, anche se i sondaggi ci dicevano che c’era riconoscimento del ruolo. Purtroppo non siamo riusciti a fare sul Ponente l’operazione che avremmo voluto portare a casa: si trattava non tanto di scalfire un centro di potere che oggettivamente c’è e che si è consolidato nel tempo, ma di parlare a quelle vaste fette di elettorato che disertano le urne. Purtroppo non siamo riuscire a intercettare la platea dei non votanti".
Parla di Imperia, ovviamente. E a Savona?
"In tutto il Ponente l’affluenza è stata molto bassa, ma nel Savonese c’erano oggettivi problemi legati al maltempo".
Beh, anche nel Tigullio non è andata a gonfie vele...
"Vero. Speravamo in un risultato migliore: evidentemente siamo stati penalizzati dal fatto di aver perso il comune di Sestri Levante e quindi l’importante ruolo di cerniera che esso esercitava rispetto ai territori limitrofi e all’entroterra".
Si aspettava un risultato così deludente da parte del M5S? Quanto hanno pesato sul voto gli screzi degli ultimi giorni tra Conte e Grillo?
"Tutto ha avuto un ruolo. Com’è che si dice? Il battito d’ali di una farfalla a Pechino può causare un uragano a New York? Ciò detto non credo, in tutta onestà, che la sconfitta sia imputabile a quello. Abbiamo perso per una manciata di voti...".
Beh, la matematica non è un opinione. In quattro anni il M5S è passato dal 7,8 al 4,5%...
"Mi rifiuto, da segretario regionale del Pd, di dare le pagelle agli alleati. Tutti hanno fatto la loro parte"
E il veto dei grillini sulla partecipazione dei moderati di Italia Viva? Anche quello è stato ininfluente?
"Anche in questo caso è troppo comodo fare gli allenatori del giorno dopo. Certo, quando si è consumato lo strappo, sul tema era in corso una discussione sui tavoli nazionali. Forse si sarebbe potuto gestire il confronto in modo più efficace, ma resto della mia opinione: abbiamo recuperato 16 punti percentuali, è manca la spinta per fare l’ultimo balzo in avanti, quello decisivo. Succede quando l’affluenza alle urne si assottiglia. E la nostra sfida deve essere questa: allargare il più possibile la platea degli elettori".
A breve Genova tornerà alle urne per eleggere il nuovo sindaco. Le vostre aspettative?
"Bucci è stato scelto dalla coalizione di centrodestra per contrastare l’avanzata del campo largo nel comune capoluogo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Vietato sedersi sugli allori, quindi: dobbiamo partire con largo anticipo per proporre un programma innovativo e una leadership forte".
Avete già iniziato a ragionare su una possibile candidatura?
"Assolutamente no. Il Pd di Genova dovrà discuterne al proprio interno, ovviamente con il supporto del regionale".
E sarà lei a condurre i giochi?
"Vedremo".
Qualcuno ha alluso alla possibilità che lei si dimetta dal ruolo di segretario regionale...
"Nessuno me l’ha chiesto. E il fatto che il partito sia arrivato al 28,5% dei consensi mi rasserena. Poi chiaramente chiunque faccia il segretario di partito sa che il proprio mandato è sempre a disposizione del gruppo dirigente e degli iscritti. Se qualcuno vorrà aprire la discussione, mi troverà pronto".