REDAZIONE LA SPEZIA

Nave della Nato si schianta, il ministro grazia il comandante

La procura militare non procede contro il comandante

Tribunale (foto d'archivio)

La Spezia, 6 giugno 2019 -  L’avvocato Edoardo Truppa, difensore del comandante di nave Leonardo – nell’udienza preliminare davanti al gup militare di Verona – era già pronto a calare le carte per dimostrare che l’urto dell’unità sulla banchina dell’Arsenale della Spezia non fu conseguenza di un errore di manovra ma effetto di un’avaria indotta da un problema tecnico al sistema propulsivo. Non c’è stato però bisogno di ingaggiare il braccio di ferro con la pubblica accusa che voleva portare a dibattimento il numero della nave. Ci ha pensato il ministro della Difesa a disarmare le parti, con buona pace dell’imputata, il tenente di vascello Erika Giannetta, 35anni, originaria di Taranto, all’epoca dei fatti al vertice della catena gerarchica dell’unità di superficie per le ricerche sottomarine che, con equipaggio della Marina Militare Italiana, innalza al vento la bandiera della Nato.

Questione di mancato esercizio dell’unico affondo capace di dare corso al processo, come evidenziato dall’avvocato Truppa: la specifica istanza, a firma del capo politico della Difesa, prevista dall’ordinamento per approdare al rinvio a giudizio degli imputati del reato di investimento o incaglio colposo di nave, reato previsto dal codice penale militare in tempo di pace. Elisabetta Trenta è rimasta inoperosa. Risultato: non doversi procedere nei confronti del Comandante per quello che accadde, il 16 aprile dello scorso, nella base navale. Lo schianto appunto della nave.

Una scena choc quella alla quale avevano assistito varie persone, sulla nave a terra; qui ci fu qualcuno, in servizio in un ufficio della base navale con vista sul molo, che con lo smartphone riprese quello che accadde: schianto e fuggi-fuggi generale. Un video venne pubblicato su Internet e, in breve tempo, diventò virale, fino al punto di approdare sul tavolo del pm Massimo Di Camillo, sostituto procuratore presso il Tribunale militare di Verona, che ha dato forma al capo di imputazione, con la descrizione dei fatti: l’unità, dopo aver lasciato la banchina Giovannini alla quale era affiancata, inaspettatamente ha fatto una sorta di piroetta, puntando la prua sulla banchina stessa. Ne hanno fatto le spese una piccola unità all’ormeggio e la stessa nave, schiantasi sul molo, con profondi sbreghi sopra la linea di galleggiamento e danni a due costole della struttura. Danni non ingenti ma importanti, fronteggiati con una riparazione a spese della Nato.

Corrado Ricci