Matteo Marcello
Cronaca

La nave fantasma. I misteri del Bright riemergono dal mare

Nel 2018 l’imbarcazione sparì al largo delle Azzorre con due uomini a bordo. Social attivi, un tablet apparso dal nulla e una fattura postuma: nuove indagini

Il marinaio Antonio Voinea e lo skipper Aldo Revello: erano a bordo del ’Bright’, in alto

Il marinaio Antonio Voinea e lo skipper Aldo Revello: erano a bordo del ’Bright’, in alto

La Spezia, 15 ottobre 2024 – Connessioni postume ai profili social. Un tablet nel quale potrebbero essere celati indizi e informazioni utili alla ricostruzione dei fatti. E soprattutto quella fattura, relativa al noleggio di un’autovettura all’aeroporto di Lisbona, avvenuto due anni dopo la scomparsa. Ce n’è abbastanza, per riaprire le indagini sul mistero del Bright, l’imbarcazione sparita nel nulla il 2 maggio 2018 mentre veleggiava nell’Oceano Atlantico, al largo delle Azzorre, a 342 miglia ad est di Ponta Delgada, sulla rotta di rientro alla Spezia. A bordo, il 52enne skipper spezzino Aldo Revello e il marinaio Antonio Voinea, di 31 anni, originario di Padova ma da anni residente nella cittadina ligure. Proprio dai familiari di Voinea, assistiti dall’avvocato Aldo Niccolini, è arrivata la spinta investigativa che si è tradotta, di recente, nel decreto con cui il giudice per le indagini preliminari di Roma, Daniela Caramico D’Auria, ha respinto la richiesta di archiviazione presentata dal sostituto procuratore Silvia Sereni. “Parte opponente ha fornito alcuni elementi probatori che mettono in dubbio la sussistenza del naufragio, suscettibili di approfondimento investigativo” si legge nel provvedimento del gip. Su tutti, quella fattura intestata ad Antonio Voinea, relativa al noleggio di una Renault Clio avvenuto all’aeroporto di Lisbona per il periodo compreso tra il 18 agosto e il 1° settembre del 2020. E poi, i collegamenti sui profili social in date successive alla scomparsa (il 15 luglio 2021 sul profilo di Voinea, il 19 ottobre 2018 per Revello; ndr), e quel tablet che sarebbe stato spedito dalle Canarie, recapitato dall’ex convivente di Voinea ai familiari, e che questi ultimi – come sostenuto dal legale spezzino – avrebbero conservato senza mai visualizzarne i file contenuti all’interno.

Elementi raccolti da un’agenzia spezzina di investigazioni private, la “Reveles”, che potrebbero offrire una lettura diversa all’inchiesta dopo anni passati a indagare su un’unica ipotesi, ovvero quella di uno speronamento da parte di un cargo battente bandiera di Hong Kong, la Cmb Catrine. Uno scenario avanzato da un misterioso marittimo che attraverso i social era riuscito a contattare la famiglia Revello inviando anche alcune foto della nave presunta responsabile dello speronamento, ma per il quale le autorità giudiziarie italiane non hanno mai trovato riscontri. Ora, l’esigenza di approfondire nuovi aspetti di una vicenda dove l’ipotesi del naufragio non è più l’unica in campo. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale capitolino ha chiesto alla procura della Repubblica di approfondire, andando ad ascoltare non solo la responsabile dell’agenzia spezzina di investigazioni ma anche la mamma e la sorella di Voinea, e il security manager della società di autonoleggio presso la quale nel 2020 era stata effettuata la transazione intestata a Voinea.

Non solo. Nell’ordinanza, il giudice Caramico D’Auria ha espresso anche la necessità di verificare “il motivo del viaggio”, chiedendo alla procura di ascoltare il terzo membro dell’equipaggio del Bright, sbarcato alle Azzorre “che potrà riferire circa lo stato dell’imbarcazione e ogni altra informazione utile sui due dispersi” si legge nell’ordinanza con cui il giudice ordina che siano fatti dei nuovi accertamenti investigativi da parte degli inquirenti. Altri sei mesi di indagini che rappresentano una speranza per i familiari di Voinea, che non si sono mai rassegnati alla scomparsa di Antonio: per loro, un dramma che dura dalle 13.49 di quel 2 maggio di sei anni fa, quando il sistema di localizzazione di emergenza installato bordo del Bright si è attivato per una sola volta, prima che del Beneteau Oceanis 473 Clipper di 14,30 metri si perdesse ogni traccia. Ma il caso non è ancora chiuso: non a tute le domande sono state date delle risposte.