"L’opinione del sindaco Peracchini, che ritiene doverosa la demolizione della ciminiera dell’Enel in quanto simbolo di una storia travagliata per la città, soprattutto dal punto di vista della salute pubblica, non è peregrina, ci mancherebbe altro. Come movimento ambientalista pensiamo però che certe strade possano comunque essere esplorate, partendo dal presupposto che Italia Nostra da sempre coltiva il valore dell’archeologia industriale. Lo abbiamo sostenuto anche per la salvaguardia della fonderia di via Crispi, totem urbano di proprietà privata, un immobile che meriterebbe, secondo noi, di essere recuperato". Luca Cerretti, presidente provinciale di Italia Nostra, non ha certezze precostituite, ma l’idea di una salvaguardia, a precise condizioni, del vecchio camino della centrale non lo scandalizza. Anzi. "Personalmente – osserva – non credo che si debba identificare quel manufatto come il simbolo di tutto il male subito dalla città, penso piuttosto che l’idea di un suo recupero in funzione di una nuova destinazione, che so, come punto di osservazione panoramica di un vasto territorio, possa essere discussa senza preconcetti. Insomma, nessuna bocciatura a priori, anche perché quella ciminiera ha caratteristiche abbastanza uniche. So bene che oggi quella dell’Enel è una presenza imbarazzante, ma il camino è anche, indiscutibilmente, una traccia importante della memoria industriale della città".
E dunque? "L’idea di un recupero – chiarisce Cerretti – avrebbe senso fuori dall’attuale contesto, immaginata in un diverso scenario naturale. La ciminiera ha fatto il suo tempo, certo, ma se ripulita da quello che resta della sua destinazione produttiva il discorso cambierebbe. Noi siamo per sostenere l’archeologia industriale, laddove non sia nociva, anche per rispetto della storia della città. I silos del porto, per esempio, avrebbero meritato un ripensamento. All’estero si parla di docks, qui si è fatto tabula rasa, immaginando il porto del futuro come un fungo decontestualizzato. Anche per la ex cockeria di viale Italia avevamo fatto presente l’esigenza di salvaguardarla in chiave turistica, stesso discorso per l’ex Sio. Penso anche al vecchio Felettino: in molte parti d’Italia, e all’estero soprattutto, le architetture dei vecchi sanatori sono state recuperate. Ecco perché anche la ciminiera Enel potrebbe essere oggetto di una diversa riflessione".
Franco Antola