MASSIMO MERLUZZI
Cronaca

Nicola, patria di storia e silenzio. A passeggio sulle pietre romane

Il paese collinare di Luni domina la vallata indirizzando lo sguardo fino alle isole dell’arcipelago toscano. Dall’acacia secolare alle mura fiorentine: un museo a cielo aperto. La chiesa candidata ai Luoghi del Cuore.

Il paese collinare di Luni domina la vallata indirizzando lo sguardo fino alle isole dell’arcipelago toscano. Dall’acacia secolare alle mura fiorentine: un museo a cielo aperto. La chiesa candidata ai Luoghi del Cuore.

Il paese collinare di Luni domina la vallata indirizzando lo sguardo fino alle isole dell’arcipelago toscano. Dall’acacia secolare alle mura fiorentine: un museo a cielo aperto. La chiesa candidata ai Luoghi del Cuore.

Silenzio. La prima impressione che si respira nel borgo è l’atmosfera ovattata, una morbida quiete che accompagna il cammino. Da Nicola di Luni si domina la valle con una vista che si perde fino alle coste della Toscana e dove i ritmi quotidiani sono lenti. Da quando le ultime attività commerciali hanno chiuso le serrande a ravvivare il via vai di turisti e visitatori resta lo storico ristorante della Fiorella all’ingresso del pianello. Un borgo interamente nelle mani delle donne, da tempo le vere protagoniste grazie al movimento culturale e ricreativo delle Ragazze del borgo alle quali da qualche mese si sono aggiunte le Maestà di Nicola.

Accompagnate in questo prezioso impegno di promozione turistico-culturale dall’istituzione del paese: Elio Gentili. Le voci di donna sono quelle che, in qualche occasione, arrivano anche dalla comunità Arcobaleno aperta da qualche anno dalla fondazione diretta da don Franco Martini. Un borgo che conta 110 residenti ma che si raddoppia nei periodi di festa e soprattutto durante l’estate senza comunque perdere la dimensione di quiete e di storia conservata con cura e amore. Come dimostra l’affettuosa attenzione riservata all’acacia secolare rinforzata da sbarre di acciaio per sorreggere il peso dei suoi 300 anni di età. Affiancata dalla “figlia“ di soli 100. Un esemplare simile è registrato a Parigi e si dice abbia addirittura 400 anni di vita. Il segreto della longenità dell’albero è un pozzo del Cinquecento grazie al quale viene costantemente alimentato alla radice. La piazzetta dell’acacia è un angolo protetto dalle mura fiorentine del 1400 e guardato dagli occhi di una madonnina risalente sempre al Cinquecento. Nelle vie del borgo non si può passeggiare distrattamente. Nascoste sul selciato infatti spuntano una quindicina di Pietre Parlanti, un tesoro di epoca pre romana raffiguranti dività e riportanti alcune scritte. E soltanto l’occhio attento ed esperto di Elio Gentili, che davvero conosce ogni sasso del luogo, può ritrovare a memoria anche le 70 coppelle. Si tratta di sassi scavati che venivano utilizzati durante le processioni. Riempite di grasso e olio garantivano vita al fuoco e indicavano la strada ai pellegrini. Un museo a cielo aperto che si collega con gli scavi archeologici e l’anfiteatro di Luni a dimostrazione della forte presenza romana sul territorio.

Tra le bellezze storiche non soltanto da conservare ma da valorizzare c’è la chiesa dei santi Giacomo e Filippo che si è ufficialmente candidata alla dodicesima edizione de “I Luoghi del Cuore”. Il censimento promosso dal Fai, Fondo per l’ambiente italiano, in collaborazione con Intesa Sanpaolo, individua i luoghi italiani da non dimenticare e sostenere. La candidatura nasce dall’impegno congiunto dell’associazione Le Maestà di Nicola, del parroco don Carlo Cipollini e del Comune di Luni. L’amore per il luogo sacro è stato dimostrato nel 2015 quando una bufera di vento scoperchiò il tetto. L’edificio del 1200, poi allargato con la creazione del coro nel 1600, venne chiuso al pubblico e alle funzioni religiose ma il serio pericolo era rappresentato dalle infiltrazioni di pioggia che avrebbero messo a rischio gli affreschi di Nicolò Contestabile e gli altri tesori. Tra questi la croce su tavola del 1260 che ancora porta i segni evidenti di un colpo di cannone e le statue dei 12 apostoli realizzate da Domenico Del Sarto, figlio di Andrea, stretto collaboratore di Michelangelo. Con grandi sacrifici e contributi il tetto venne ricostruito in tempi brevi mettendo così al sicuro la chiesa.