REDAZIONE LA SPEZIA

Nidi e vetrine degli artisti

Il critico Lapperier dà alle stampe un volume dedicato a venticinque atelier

Il critico d’arte e curatore di mostre Mattia Lapperier

Il critico d’arte e curatore di mostre Mattia Lapperier

È fucina di opere, casa e nido, ma anche biglietto da visita e fattore identitario. Che si chiami bottega, atelier o studio, è una delle costanti che accomuna artisti di ogni genere, corrente ed epoca. Il critico d’arte e curatore di mostre di Riccò del Golfo – oggi trapiantato alla Spezia – Mattia Lapperier, ha messo questi luoghi cruciali per la produzione e l’evoluzione artistica al centro della sua ultima opera: il libro ’Spazi Liminali - Ricerche, osservazioni, esplorazioni attraverso venticinque studi di artisti contemporanei’, pubblicato da Vanillaedizioni. Una galleria in pagine di studi, di cui evidenzia tipologie e legame con coloro che li animano.

"Penso che siano autentici spazi di confine. Dal latino, la parola ’limen’ significa appunto ’soglia’, ’confine’: sono anch’essi spazi liminali poiché si collocano tra il pubblico e il privato; sono vissuti perlopiù in solitudine ma, in molti casi, si concedono allo scambio e alla relazione; luoghi di lavoro, ma che si prestano altrettanto bene all’otium; sono spazi liminali perché essenzialmente sono territori di transizione e trasformazione". Tutto è nato grazie all’impegno per la rivista Espoarte, che si è trasformato poi in questo progetto decisamente articolato, che suddivide questi luoghi pulsanti in diverse tipologie (casa-studio, lo studio nel paesaggio, lo studio ricavato da un ambiente di recupero, lo studio laboratorio…), corredate da un’ampia galleria di scatti che indugiano su ambienti, opere, particolari e, naturalmente, artisti. "Dal 2021 – racconta – , con la rubrica #TheVisit, ho iniziato a visitare questi studi e a fare recensioni, ma nella fase aggressiva del Covid tutto era chiuso e gli unici spazi attivi erano rimasti questi. Ecco cosa avrebbe avuto senso raccontare, tramite chiacchierate e tour virtuali quando i contatti erano irrealizzabili per via delle restrizioni". E un affresco corale ha preso vita. "Un settore – spiega Lapperier – pressoché inesplorato nel contemporaneo, mentre esistono pubblicazioni sugli studi famosi fino al secondo Novecento, come quelli di Bacon e Picasso". Da qui la realizzazione. "Ci sono artisti emergenti e altri noti a tutto il mondo, persone con formazione diversa. Ne sono usciti racconti veri, spontanei e sinceri. Fra loro ci sono anche due artisti dello Spezzino, Massimo Angei e Beatrice Meoni. Ho solo il rimpianto di non aver fatto visita a Francesco Vaccarone, che purtroppo se n’è andato".

Chiara Tenca