REDAZIONE LA SPEZIA

"Non c’entro nulla, sono innocente". Bedini respinge tutte le accuse

"Le notti in cui sono stati compiuti gli omicidi ho prestato il furgone a un pusher nordafricano di nome Alex". Il 33enne falegname di Carrara ha concluso l’interrogatorio piangendo. Il 18 dicembre la discussione.

"Non c’entro nulla, sono innocente". Bedini respinge tutte le accuse

"Non c’entro nulla, sono innocente". Bedini respinge tutte le accuse

Due ore di botta e risposta, nelle quali ha rilanciato la sua innocenza, sottolineando e ribadendo più volte che, con quei due omicidi, lui non c’entra nulla. Così Daniele Bedini, il 33enne di Carrara accusato del duplice omicidio avvenuto a Marinella nel giugno dello scorso anno, sentito ieri nell’aula della Corte d’Assise del tribunale spezzino.

Bedini si è sempre dichiarato innocente. L’uomo, nonostante i propri difensori Rinaldo Reboa e Costanza Bianchini avessero rinunciato all’esame, ha risposto comunque alle domande del pm Monica Burani, fornendo la propria versione dei fatti e dichiarando che le sere in cui furono commessi gli omicidi aveva prestato il furgone Fiat Strada a uno spacciatore di origini nordafricane, di nome Alex. Una figura mai emersa nelle indagini e nominata per la prima volta ieri dall’imputato, al quale sarebbe servito il furgone per un piccolo trasloco.

"Io non c’entro nulla, senza ombra di dubbio sono innocente, queste accuse non mi appartengono" ha detto più volte Bedini, che non ha saputo spiegare la presenza dei mozziconi di sigaretta col suo dna nei luoghi in cui si sono consumati gli omicidi, così come l’impronta compatibile con le sue scarpa rilevata nell’auto della Bertolotti. Non sono mancati i momenti di tensione in aula, tanto che più volte la giudice Marta Perazzo, che presiede la Corte d’Assise, ha sollecitato l’imputato affinchè si rivolgesse in maniera più educata al pubblico ministero. Bedini, che ha terminato l’interrogatorio piangendo, è accusato di aver ucciso, nel giro di pochi giorni, con tre colpi di pistola alla testa Nevila Pjetri, 35enne di origini albanesi e residente a Massa (le parti civili sono assistite dai legali Barbara Amadei e Silvia Rossi), e con la stessa arma Carla Bertolotti di 43 anni, parrucchiera abitante ad Albiano Magra (le parti civili sono assistite dall’avvocato Mauro Boni). Nella prossima udienza, il 18 dicembre, si aprirà la discussione, con la procura che presenterà la propria richiesta. Le prove a sostegno dell’accusa, emerse nel corso delle indagini e ribadite durante il dibattimento, sarebbero molteplici, a partire dal dna delle vittime trovato sul furgone a disposizione di Bedini, ai documenti di Carla Bertolotti trovati all’interno dell’abitazione dell’imputato, fino ad arrivare alle registrazioni delle videocamere.