"Non crediamo più alle promesse". Variante Aurelia, si ferma il cantiere. Gli operai incrociano le braccia

Sciopero dei lavoratori del primo stralcio del terzo lotto dell’opera. "Così non ce la facciamo più". I sindacati sulle barricate: "Anas paghi gli stipendi arretrati e l’azienda dia certezze per il futuro" .

"Non crediamo più alle promesse". Variante Aurelia, si ferma il cantiere. Gli operai incrociano le braccia

Una rappresentanza dei lavori, sostenuta dai sindacati, ieri ha incrociato le braccia nel cantiere delle Fornaci

"Andiamo avanti a prestiti, ci arrangiamo, ci affidiamo alle famiglie, ma è difficile perchè c’è da pagare l’affitto, le bollette, e senza stipendio è impossibile. Non crediamo più alla loro parola: vogliamo sapere quando ci danno i nostri soldi". Non sanno più a che santo votarsi, i lavoratori del cantiere del primo stralcio del terzo lotto della Variante Aurelia, senza stipendio da settembre. Una situazione difficile che ieri li ha portati a incrociare le braccia, sostenuti dai sindacati. L’ultima busta paga ad agosto (mentre i pagamenti della Cassa Edile sarebbero in regola). Poi, più nulla. I contratti a tempo determinato non rinnovati, una ventina di trasfertisti che da quasi due mesi non vengono più in cantiere, dove sono rimasti invece poco più di una quindicina di lavoratori, che da mesi si occupano solo di piccola manutenzione "perchè i lavori sono ormai fermi, non arrivano mezzi e materiali, le opere in galleria sono ferme" dicono gli operai, accomunati nella sorte ai lavoratori di un altro cantiere analogo, la Variante Bis a Savona, detenuto sempre dalla Ici Costruzioni. Con loro, ieri al campo base delle Fornaci, le organizzazioni sindacali, che chiedono un incontro in Prefettura con Anas, il commissario dell’opera, Ici e la Regione.

"Una situazione imbarazzante e inaccettabile: un cantiere pubblico finanziato con soldi Pnrr, con un’azienda che da due mesi non paga gli stipendi. I lavoratori non ce la fanno più. Sappiamo che ci sono problemi anche con i fornitori, in questi mesi sono st ate fatte tante promesse ma sono mancati i fatti – dicono Mattia Tivegna di Fillea Cgil, Mario Benvenuto di Filca Csil e Simone Babbini di Feneal Uil –. Sono più di trenta anni che il territorio aspetta quest’opera, riteniamo sia necessario fare chiarezza. Andremo avanti finchè sarà necessario". I sindacati spezzini, che in questi mesi oltre a sollecitare l’azienda a tenere fede ai propri impegni hanno cercato anche di farsi garanti con i padroni delle abitazioni in cui vivono in affitto i lavoratori "per evitare che fossero sfrattati", chiedono chiarezza. "Chiederemo a Anas di pagare in solido gli stipendi ai lavoratori, e alla Prefettura un incontro per avere rassicurazioni sul cantiere: l’impresa ha detto che i lavori ripartiranno a gennaio, ma vogliamo sapere con quali maestranze, visto che il cantiere si sta svuotando: si tratta di operai specializzati che è difficile trovare sul mercato, il rischio è che il cantiere rimanga bloccato ancora. Siamo molto preoccupati". E se i cantieri del secondo e terzo stralcio stanno proseguendo senza intoppi, il timore di un ritardo importante nella consegna del primo sono una certezza: l’ultimo cronoprogramma indicava l’apertura nella primavera 2025, "ma per la galleria del Felettino mancano ancora 250 metri da scavare" dicono amaramente i sindacati.

Matteo Marcello