
Canese guida i volontari del Cnsas pronti a prestare assistenza se allertati dal 118. Tra loro medici e infermieri
L’effetto turismo si fa sentire anche nel campo della sicurezza. La bellezza delle nostre zone da qualche anno ha amplificato le presenze non soltanto nelle località tipiche e maggiormente gettonate ma anche lungo i sentieri, i percorsi tra la natura avvolti in uno scenario naturale unico. L’onda lunga è iniziata dopo l’emergenza sanitaria quando la voglia di camminate all’aria aperta si è fatta decisamente più forte. Sono ormai quotidiani però gli interventi di soccorso garantiti dal Corpo nazionale del soccorso alpino e speleologico presieduto dallo spezzino Roberto Canese. Una squadra, quella spezzina, composta da una quarantina di volontari tutti formati, esperti di montagna tra i quali anche medici e infermieri.
La stagione di “allerta“ è iniziata?
"In realtà – spiega Canese – da qualche anno non esiste più un periodo caldo. Un tempo da novembre a Pasqua c’era una sorta di stop. Adesso vuoi per il clima sempre mite e per questo forte afflusso turistico siamo sempre pronti all’intervento".
Ma tecnicamente come entrate in azione?
"La nostra convenzione è con il 118. Da loro parte la chiamata alle nostre squadre reperibili. Si muovono i volontari più vicini al luogo dell’intervento. La squadra è composta da quattro elementi, tre operativi e un sanitario. Poi operiamo a stretto contatto con i vigili del fuoco con i quale c’è la massima intesa e collaborazione oltre alle varie pubbliche assistenze. Nel fine settimana e nei periodo più intensi come i ponti festivi abbiamo una squadra fissa che staziona all’interno del Parco delle Cinque terre dalle 9 dal mattino fino a sera".
Ci sono punti particolarmente monitorati?
"Dipende molto dalla stagione. Diciamo che Punta Mesco, Monesteroli, il sentiero Monterosso, Vernazza, Corniglia sono un classico per i camminatori e turisti dell’ultim’ora. Mentre gli interventi al Muzzerone sono quelli in soccorso di persone più esperte che trovano difficoltà in parete. Spesso anche per ragioni indipendenti dalla loro abilità o preparazione. Abbiamo avuto casi di incidenti in parete causati dal distacco di aggangi lasciati da chissà quanto tempo e magari usurati. Spesso, prima della chiusura del sentiero, siamo intervenuti anche a Punta Corvo zona per altro molto faticosa per i recoperi".
Quali sono i consigli più semplici da fornire a chi si addentra nei sentieri?
"Intanto pianificare la gita. Conoscere bene il territorio, le difficoltà e le lunghezze da percorrere. Non sempre l’intervento è legato all’infortunio ma anche alla fatica come accaduto una settimana fa a Monesteroli nel recuperare un turista settantenne che non riusciva più a risalire. Poi avere attrezzatura adeguada, scarpe, acqua e qualcosa da mangiare".
C’è qualcosa che vorrebbe suggerire?
"Prestare sempre attenzione perchè un sentiero non è una semplice passeggiata in città. E chiamare al minino segnale di difficoltà senza aspettare inutilmente. Con il calare della sera tutti gli interventi diventano estremamente complicati".
Massimo Merluzzi