Sarzana, 11 giugno 2022 - Non solo il ’racconto’ delle immagini e dell’audio captato dalle telecamere spia sui viali del sesso sarzanese hanno portato al fermo di Daniele Bedini. Il 7 giugno scorso, alle 3.30 della mattina, quando i carabinieri si presentarono nella sua abitazione di via Corriona a Carrara per effettuare una perquisizione indotta dagli indizi raccolti, lui tentò di darsi alla fuga.
Era nella sua camera da letto (al secondo piano) e, avuta percezione del blitz dei militari dell’Arma, guadagna la porta finestra che dà accesso ad una terrazza. Da lì il salto nelle scale attigue che conducono al piano terra e alla pubblica via. Lì la morsa degli investigatori non gli ha dato scampo: è stato placcato, semi nudo (indossava solo gli slip). Nessuna parola. Ma la resa. A questa sono seguiti gli accertamenti sul cassone del pick-up Fiat Strada, quello nella dotazione della falegnameria di famiglia usato, secondo l’accusa, per l’occultamento del cadavere della prostituta Nevila Pjetri sul greto del torrente Parmignola dopo l’"esecuzione" avvenuta nei pressi del bagni Soleado di Marinella.
Lì, come nel pick-up, sono emerse, a vista, le prime tracce di sangue che hanno poi portato alla chiusura del cerchio indotta, in primo luogo, delle riprese dei sistemi di videosorveglianza, pubblici e privati, sulle strade, percorse dal Fiat Strada, fino all’abitazione di via Corriona. Lì le telecamere hanno ripreso i movimenti del pick nelle notti a cavallo tra sabato e domenica e fra domenica e lunedì, quelle dei delitti. E immortalano Bedini in stato di agitazione. Prima avevano colto il mezzo quelle dei bagni di Marinella, nei pressi del posteggio della Turbina: entrato nella strada sterrata con due persone a bordo, attorno all’una di notte di domenica, è uscito dalla stessa arteria sterrata solo col guidatore seduto sui sedili. La povera Nevila era ormai morta: riposta del cassone del pick-up. Nei file è impresso l’audio dei colpi di pistola.
Poi l’occultamento del cadavere: scaricato e gettato sul greto del Parmignola. Un’azione colta da due giovani marocchini gravitanti nella zona. Coloro che hanno dato l’allarme ai carabinieri che poi hanno localizzato il cadavere, riuscendo a stretto giro ad identificarlo. L’inizio di una maratona investigativa che ha permesso, grazie ad una soffiata, di risalire all’appartenenza del pick-up e quindi, il 7 mattina, di stringere il cerchio su Bedini, complice anche la denuncia di furto della pistola formalizzata dal padre nella giornata di lunedì, dopo la sparizione, con scasso, dall’armadio blindato, risalente alla serata di sabato 4 giugno.
Poteva Bedini essere fermato prima? Sicuramente sì con riferimento all’ordine di arresto che sarebbe dovuto scattare dopo la sentenza per rapina alla sala slot di Avenza passata in giudicato il 21 dicembre 2021. Ma di quello i carabinieri erano ignari. Nel buco temporale fra il primo delitto e il fermo si è consumato anche il secondo omicidio, quella della trans. Bedini è indagato anche per quello. E in ordine all’uccisione di Camilla-Carlo ieri è emerso un altro indizio: su una portiera della Ford Fiesta della vittima i carabinieri dei Ris hanno repertato una impronta di scarpa, numero 43, compatibile con una calzatura sequestrata in casa dell’indagato. Ciò insieme al sangue ’emerso’, con la prova del luminol, dal pick-up: quello di Nevila.
Corrado Ricci
Alessandra Poggi