REDAZIONE LA SPEZIA

Sparatoria, Ruggiero resta in cella: "E' pericoloso"

Spunta testimone oculare dell’omicidio: "Sparò fuori dall’auto"

Francesco Ruggiero

La Spezia, 10 aprile 2019 - Francesco Ruggiero imputato di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione per l’uccisione di Vincenzo D’Aprile - resta in carcere. Lo ha stabilito ieri il Tribunale del riesame confermando l’ordinanza emessa dal gip Mario De Bellis, non condividendo la tesi dell’avvocato difensore Maria Concetta Gugliotta secondo la quale le esigenze cautelari potevano essere salvaguardate con gli arresti domiciliari. Un provvedimento trachant quello del collegio - formato dai giudici Marina Orsini, Cristiana Dagnino e Simonetta Colella - che sposa le prospettazioni del gip e quindi le argomentazioni sostenute dal procuratore Antonio Patrono e Monica Burani in ordine al rischio di inquinamento probatorio e, soprattutto, al pericolo di una reiterazione del reato di omicidio.

L’ancoraggio di questa convinzione è dato dal quadro probatorio agli atti, che va oltre quelle che erano le indiscrezioni trapelate. Ora è certo: esiste un testimone oculare di piazzale Ferro che ha visto Ruggiero sparare a D’Aprile dopo che lo stesso era uscito dall’auto dove aveva sparato almeno un colpo. Lo scenario sarebbe quello di un’esecuzione, avvenuta dopo l’investimento del rivale e della moglie con la quale aveva riallacciato i rapporti, sbalzati sul cofano della Cinquecento presa noleggio dal maresciallo dell’Aeronautica la mattina stessa.

Secondo i giudici del riesame i fatti emersi dalle indagini dimostrano un «dolo omicidiario di particolare gravità, con rilevante premeditazione». Una convinzione ancorata, oltreché all’auto presa a nolo, anche al trasporto della pistola Glock calibro 9 fuori dai percorsi obbligati per e da il poligono di rito, arma prelevata due giorni prima dal luogo di legittima detenzione: la casa di Ponzano Magra nella quale aveva preso la residenza e dove aveva convissuto, fino a dicembre del 2018, con Nicoletta, che poi era rimasta lì.

Secondo il Tribunale del riesame il delitto, lungi dall’essere mosso da un movente altruistico (la tutela della donna a rischio maltrattamenti), è conseguenza delle frustrazioni dell’uomo e dall’ira provata alla vista dell’abbraccio, con bacio, fra Nicoletta e il marito. E’ stata la gelosia, insomma la molla scatenante. Secondo il Tribunale, di fronte ad altre prevedibili frustrazioni che costellano la vita, c’è il rischio che Ruggiero commetta ancora gravi comportamenti delittuosi violente. Continua la detenzione in carcere, anche a tutela di Nicoletta (oggetto di investimento) e del figlio Gregorio (a cui aveva puntato la pistola). Ovvi sospiri di sollievo per loro alla luce delle esternazioni degli avvocati che li assistono, Andrea Corradino e Silvia Rossi che, prima dell’udienza, avevano palesata la contrarietà all’eventuale concessione degli arresti domiciliari, tacciando la strategia difensiva di «temerarietà».

Corrado Ricci