FRANCO ANTOLA
Cronaca

Compro la barca, dove la metto? Se l’ormeggio è un miraggio: “Pochi spazi per i diportisti”

Un settore dalle grandi potenzialità nel Golfo frenato dalla mancanza di aree a prezzi accessibili. Assonautica: “Scarse possibilità di ampliamento e dobbiamo confrontarci con le esigenze del Palio”

Problemi per i diportisti nello spezzino

Problemi per i diportisti nello spezzino

La Spezia, 22 aprile 2025 – Un settore dalle grandi potenzialità frenato, soprattutto nel golfo, dalla mancanza di spazi dove ormeggiare, a prezzi accessibili, la propria imbarcazione. Compro una barca, ma poi dove la metto? Il refrain fra gli aspiranti diportisti, ormai da anni, è questo, a dispetto di numeri (gli ormeggi oggi disponibili in provincia sono oltre 7.600) siano tutt’altro che trascurabili, specie se raffrontati al resto della regione. Il settore, insomma, è vitale, con spazi di crescita significativi laddove esistessero strutture disponibili, anche se la crisi economica non ha mancato di far sentire i suoi effetti.

La domanda di posti barca resta comunque alta. Ne sanno qualcosa in Assonautica, l’associazione nata nel 1972 con lo scopo di promuovere lo sviluppo del diportismo nautico e di tutte le attività collegate. Una realtà cresciuta negli anni fino a diventare la più grande delle 40 associazioni provinciali che costituiscono la rete nazionale Assonautica. La cifre snocciolate da Romolo Busticchi, direttore dell’associazione spezzina, sono eloquenti. “In tutto disponiamo di 660 posti barca per 1.700 soci quindi riusciamo a coprire solo una piccola parte delle richieste. In questi anni abbiamo cercato di reperire nuovi spazi - ricorda Busticchi - ma le possibilità di ampliamento sono limitatissime. In teoria c’è la disponibilità del ministero, ma dove siamo mancano gli spazi. Da una parte ci sono i battellieri e dall’altra, lato Capitaneria per intenderci, potremmo in teoria espanderci, ma dobbiamo confrontarci con le esigenze del Palio del Golfo.

Potremmo in teoria mettere in mare altri pontili, che però dovremmo poi rimuovere in occasione del Palio, con costi insostenibili. Cerchiamo di fare il possibile, per esempio rendendo disponibili a fine anno i posti barca che qualche socio non usa decidendo, per un motivo o per l’altro, di non mettere la barca in acqua. La richiesta però è altissima, e non parliamo di grandi imbarcazioni, ma di barchette di pochi metri che molti spezzini sarebbero disponibili ad acquistare magari solo per raggiungere il largo per un bagno. Stiamo parlando di un fenomeno dalla spiccata valenza sociale”. Stefano Faggioni, titolare di una ditta che si occupa di ingegneria e progetti per impianti di ormeggio oltre che presidente di Nautica Cadimare, è ben consapevole dei problemi del settore e non fa mistero delle sue critiche rispetto all’attuale “sistema”.

“Gli ormeggi – premette – sono disciplinati dal Dpr 509 del dicembre 1997, che divide le strutture in porti turistici, approdi turistici e punti di ormeggio. Per porti e approdi la procedura, trattandosi di strutture fisse, è molto complessa. I punti di ormeggio sono invece i pontili galleggianti, strutture di facile rimozione, in gran parte gestiti da piccoli imprenditori. Il fatto è che il sistema andrebbe correttamente ripensato, eliminando storture e ritardi burocratici e anche gli enti preposti dovrebbero agevolare il settore introducendo percorsi snelli e semplificati. Per questo occorre un’adeguata conoscenza del settore. Auspico, per esempio, che chi guiderà l’Autorità portuale abbia anche un’adeguata conoscenza delle problematiche del mondo del diporto e delle strutture di ormeggio.

Ma c’è anche un altro aspetto: i concessionari pagano fior di quattrini e non hanno voce in capitolo, nonostante si tratti di importanti realtà economiche, con potenziali opportunità per i giovani che cercano lavoro. Conosco persone che hanno venduto appartamenti per comprare una barca idonea al trasporto persone e ora non sanno dove ormeggiarla, anche perché chi dovrebbe decidere non decide ... Il mare è il nostro petrolio, ma il golfo lo abbiamo svenduto per attività senza vere ricadute economiche, fra aree militari, vincoli e divieti. Secondo una certa visione, si dice no a prescindere alle cosiddette baie parcheggio, ma chi l’ha detto che strutture del genere sono un male? Per ogni 10 imbarcazioni c’è un posto di lavoro. A fronte dell’attuale disponibilità di oltre 7.000 posti barca, si potrebbe arrivare a 12-13 mila sfruttando tutte le aree potenzialmente disponibili. Nell’immediato ne basterebbero 200 per far tirare il fiato al settore”.